Rischiano il licenziamento i 128 lavoratori del call center anti covid, in quanto l’appalto stipulato è in scadenza a fine ottobre.
Rischiano il posto di lavoro i 128 lavoratori del call center anti Covid che fu istituto per rispondere a tutte le domande dei cittadini in merito all’emergenza legata alla diffusione della pandemia di Coronavirus. Finito il momento di crisi, dunque, i centralinisti potrebbero perdere la propria occupazione. A fine ottobre, infatti, scade l’appalto stipulato dall’azienda Almaviva con il Ministero della Salute.
Licenziamento per i lavoratori del call center anti Covid
L’appalto con il Ministero della Salute è in scadenza e 128 del call center anti Covid di Almaviva rischiano il posto. I centralinisti, infatti, hanno svolto il proprio lavoro, fornendo il proprio supporto a tutti i cittadini che, nel corso dell’emergenza sanitaria, hanno chiamato per avere informazioni sul Coronavirus.
In totale, sono 550 le persone che possono ritrovarsi in mezzo alla strada e 128 quelle interessate sul milanese. Ci sono, infatti, a rischio anche i lavoratori di altre città italiane, nelle quali furono aperte delle sedi adibite a fornire informazioni durante la pandemia.
Tra queste, citiamo quella di Palermo, Napoli, Rende, Segrate e Catania. Queste persone sono state assunte, al tempo, con contratti full e parti time e, se dopo la scadenza dell’appalto non si interverrà, si ritroveranno senza stipendio.
Stefano Conti, segretario nazionale UGL Telecomunicazioni, ha sottolineato che sono circa 550 i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro e pare – a suo dire – che il Ministero della Salute si sia dimenticato di loro e del servizio che hanno svolto nel corso della pandemia. Per loro, come evidenzia Conti, non si vede ancora “un percorso chiaro e definito“.
Una prima soluzione al problema: esodo incentivato
L’unico segnale concreto, per Conti, è quello legato all’accordo sottoscritto con Almaviva Contact per un esodo incentivato riguardo ai lavoratori coinvolti nei futuri licenziamenti che saranno inevitabilmente attuati, visto che l’appalto scade a giorni.
Non è una soluzione definitiva, sottolinea il sindacalista, ma rappresenta solo un primo passo per far fronte agli esuberi. Pertanto, il sindacato chiede, a breve, una proroga al 31 dicembre 2022 di tale servizio al fine di avere più tempo per risolvere questa spinosa questione che riguarda oltre 500 lavoratori in tutta Italia.
Si dovrà attendere, dunque, un’azione mirata al fine di non lasciare per strada questi lavoratori che, con il servizio di call center, hanno offerto un servizio di qualità ai cittadini nel corso dei difficili mesi della pandemia di Covid-19.