Si è spento all’età di 50 anni Massimo Pomi, il calciatore mandellese che per 14 anni ha lottato contro la SLA.
I calciatori a livello professionistico, in particolare in Serie A, sono inclini a sviluppare la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) a un tasso significativamente più alto rispetto alla popolazione generale; infatti, hanno sei volte più probabilità di sviluppare la malattia.
Il sospetto che la popolarità del calcio sia legata a certi andamenti epidemiologici è stato confermato da un recente studio.
È interessante notare che lo studio ha utilizzato un database unico: la vasta collezione di figurine Panini che sono state scambiate tra innumerevoli giovani alla fine del XX secolo alla ricerca dei ritratti dei loro giocatori preferiti.
A Massimo Pomi era stata diagnosticata la malattia 14 anni fa e purtroppo è deceduto all’età di 50 anni, ennesima vittima di questa terribile malattia.
Addio a Massimo Pomi, morto a 50 anni
Mentre numerose persone hanno voluto salutare per l’ultima volta Massimo Pomi e onorarlo, al leggendario calciatore di Mandello scomparso domenica 4 giugno 2023 alla giovane età di 50 anni, è stata dedicata una semplice frase: “Buon viaggio capitano“.
Pomi era un combattente che aveva lottato valorosamente per 14 anni contro la SLA, o Sclerosi Laterale Amiotrofica, che lo aveva lasciato senza speranza.
La metafora del guerriero che depone le armi, spesso abusata, è adesso adatta alla sua lunga battaglia.
“Buon viaggio capitano”
Quando gli venne diagnosticata la SLA, Pomi aveva 36 anni. L’ex calciatore aveva calcato numerosi prati verdi della provincia, vestendo la maglia blu-celeste del Calcio Lecco.
Aveva giocato anche in altre squadre: Mandello, Olginate, Dolzago, Civate, solo per citarne alcune. Di conseguenza, non era estraneo a combattere per vincere.
Nonostante abbia affrontato gli effetti debilitanti di un male che a poco a poco ha immobilizzato il suo corpo, non ha mai rinunciato alla sua determinazione.
Il suo spirito incrollabile, unito alla sua natura energica e atletica, gli ha permesso di perseverare nei momenti più difficili.
Ha combattuto valorosamente, rifiutandosi di soccombere alle limitazioni fisiche che gli sono state imposte dal fato.
Anche quando si è reso conto che avrebbe dovuto rimanere seduto su una sedia a rotelle per il resto della sua vita, non si abbattuto d’animo.
Nonostante abbia poi perso la capacità di parlare, la sua lotta è continuata, anche quando ha dovuto affrontare la morte più di una volta, senza mai arrendersi.
Inoltre è andato avanti nella sua ricerca della conoscenza, studiando e imparando potenziali trattamenti sperimentali che potrebbero aiutare coloro che soffrono di sclerosi laterale amiotrofica.
Fino al 4 giugno ha continuato a persistere nelle sue azioni, ma poi i suoi occhi, che avevano il potere di connettersi con il mondo, si sono chiusi per sempre.
“Ciao capitano” e ciao vero e autentico guerriero, il cui esempio è più forte di qualsiasi altra cosa.
Martedì 6 giugno 2023 in tanti lo hanno salutato abbracciando le figlie Ilaria e Irene, oltre alla mamma Graziella, e accompagnandolo durante la cerimonia funebre presso la Chiesa del Sacro Cuore di Mandello alle ore 17.