Alberto Fortis è stato uno dei grandi protagonisti del panorama cantautorale italiano degli anni ’70 e ’80. Canzoni come A voi romani, contro il potero politico romano, e Vincenzo ti abbraccerò, contro un discografico che a Roma l’aveva parcheggiato senza fargli fare nulla, fecero discutere a lungo, così come Settembre e La neña del Salvador lo fecero salire in cima alle classifiche di vendita di quel periodo. Sempre in pista e sempre con un suo pubblico che non ha mai smesso di seguirlo, Alberto Fortis l’8 aprile pubblicherà in tutti i negozi e digital store l’ep Con te, che contiene cinque nuove canzoni registrate al TMB Factory Studio di New York. Dal 26 aprile Fortis sarà protagonista del Con Te in Tour (infoline: www.internationalmusic.it), che debutterà al Teatro Novelli di Rimini. L’artista proporrà al pubblico, nella formula pianoforte e voce, le nuove canzoni e tutti i successi del suo repertorio. In questa intervista parla di Milano e della sua Domodossola, Mara Maionchi e John Lennon, il voto per eleggere il sindaco a Milano e la moschea, gandhiani e cattolici, montanari e sogni da realizzare…
Trascrizione videointervista ad ALBERTO FORTIS
UN MONTANARO IN CITTÀ
Io nasco e cresco a Domodossola fino a 17 anni, quindi sono uno che nasce e cresce circondato dalle montagne in una terra comunque «strana» perché di frontiera, quindi per sua natura un po’ irrequieta.
IO E MILANO
Il rapporto comincia alla fine degli anni ’70 quando da Domodossola andai prima a Genova, per frequentare l’università di Medicina, e poi mi spostai a Milano, alla Statale. Qui cominciarono I primi contatti professionali con i discografici durante i quali iniziai a testare la volontà di fare questo lavoro. Parliamo degli anni ’78-’79, alla vigilia del primo album.
ALTI E BASSI
Ho vissuto un po’ tutti questi alti e bassi della città.
IL RISVEGLIO DELL’ANIMA
Sono molto felice di quello che sta succedendo a Milano negli ultimi tre-quattro anni perché ho sentito questo risveglio anche dell’anima.
MILANO, NYC E LE ANTENNE
Io paragono Milano, con le dovute proporzioni, a New York, dove ho vissuto parecchio tempo ed è una città che adoro tantissimo. A Milano sento le antenne sempre sollecitate e quindi il vortice delle cose che stanno intorno, secondo me, è fondamentale per creare e progredire in qualsiasi settore.
LA MIA AMERICA
Già dal terzo album cioè dall’81, anno di pubblicazione di La grande grotta, in cui ci sono canzoni come Settembre e La neña del Salvador, a realizzare il mio primo album Oltreoceano, in questo caso a Los Angeles, ed è stato veramente il bivio fatidico per me sia dal punto di vista professionale che personale.
AL LAVORO CON GEORGE MARTIN
Aprendo collaborazioni indelebili, la prima che cito è proprio quella con sir George Martin, che purtroppo da poco ci ha lasciati, ma che ricordo come uno dei momenti meravigliosi della mia carriera.
IL MICROFONO DI JOHN LENNON
Proprio lui mi fece questo grande regalo: quando stava registrando Fragole infinite mi diede il microfono con cui John Lennon cantò Strawberry Fields Forever e poi mi disse: «Adesso dedicagli la tua canzone».
LA SCINTILLA MARA MAIONCHI
Io dopo due-tre anni di fatiche, di no ricevuti, finalmente mi imbatto in una combinazione favorevole per cui lo stesso materiale negato per due anni venne «sposato» da una discografica milanese. E la scintilla di questo, lo ricordo perché curioso, fu Mara Maionchi.
LA SORPRESA DI VINCENZO
Tra le cose belle della vita ci sono anche splendidi sovvertimenti, lo dico perché poi con Vincenzo Micocci siamo diventati molto amici, con lui e con i figli di Vincenzo. Addirittura, poi, Vincenzo Micocci scrisse questa sua biografia che intitolò Vincenzo io ti ammazzerò, come la canzone che io gli dedicai, e io ne scrissi la prefazione: sono veramente belle cose.
A VOI ROMANI: PROBLEMI?
Subito dopo, a botta calda, sì anche se chiaramente la canzone parla di uno status politico, una problematica che riguarda tutti e con il tempo tutti hanno riconosciuto. Il presidente Obama vive a Washington e parla malissimo di Washington, per dire.
IL BILANCIO
Posso solo dire che mi sento nella fatica e nella gioia un battitore libero. Una persona che ha sempre rischiato, come dicevamo prima, con le collaborazioni all’estero, cambiando di album in album, e che ha sempre parlato molto esplicitamente.
IL SOGNO DA REALIZZARE
La scrittura di un musical che per chi fa il mio lavoro è un lavoro a 360 gradi meraviglioso. Musical che ha caratteristiche di grande modernità, non è la scrittura barocca classica del musical, che ha come riferimenti Jesus Christ Superstar o Rocky Horror Picture Show.
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L’INDIANO DI DOMODOSSOLA
Sono stato nelle riserve una ventina di volte per sviluppare una vicinanza che all’inizio doveva superare la diffidenza di una popolazione come la loro, che di fatto un’etnia meravigliosa e che nonostante il percorso un po’ straziato ha una forza e tanti insegnamenti che sono da prendere da esempio.
UN GANDHIANO
Fondamentalmente io mi ritengo gandhiano, una persona che crede nella politica al servizio delle persone e dell’umanità. Lo so che sono discorsi che fanno un po’ ridere nel momento in cui si sa che il mondo è retto dall’economia in particolare, ma credo che se continuiamo a fare l’errore di tradire il motivo per cui siamo tutti al mondo, cioè celebrare e gioire della nostra esistenza, forse qualche brutto contrattempo si potrebbe avere in tempi non lontani.
IO, CRISTIANO
Io nasco e cresco come persona cattolico cristiana e quindi mi piace definirmi «cristiano». Ho scritto una canzone quando ci fu il triste evento delle Torri Gemelle intitolata Lettere a un sogno, in cui dico questa frase «Un Dio non chiede che Dio vorrai», e io sono convinto che anche se esistessero tutti questi dei, tutti questi «Dio», che ci guardano dall’alto, sarebbero inorriditi nel vedere quello che succede nel loro nome.
MILANO, VOTO O ASTENSIONE
Credo che sia un diritto-dovere importante, anche se c’è chi dice che oggi forse non votare è un’espressione ancora più forte. Non ci credo, per me bisogna comunque partecipare. E poi siccome ho anche il grande onore di essere un Ambrogino d’Oro mi sentivo la responsabilità di farlo.
GLI ASPETTI NEGATIVI
Il brutto di metropoli come Milano è questa velocità e questa frenesia. Per quello io insisto sui punti d’acqua, perché nelle città dove c’è l’acqua la mente reagisce e ha voglia anche di cose che rallentano un pochino tutto. L’acqua è sempre stata sinonimo di civiltà, quindi se apriamo un po’ più d’acqua a Milano anche i milanesi si rilasseranno un po’ di più.
I MIEI POSTI
La zona di Cairoli-Parco Sempione – ecco qua che l’esigenza montanara del verde si fa sentire – tutti i punti d’acqua di Milano e anche tutta la zona nuova della Milano dei grattacieli.
È LA PIU ITALIANA?
Non credo che sia la più italiana, è la città più «melting pot» d’Italia.
LA MOSCHEA IN CITTÀ
Il mio animo è gandhiano, per cui penso che l’integrazione sia fondamentale. Il rifiuto e i muri nella Storia non hanno mai favorito niente infatti quei muri sono poi caduti, per fortuna. Come al solito è importante fare in modo che ci siano convivenza e rispetto reciproco, ma anche che determinate caratteristiche del Paese dove si vive vengano rispettate.