Rimane in carcere Alberto Genovese, i giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano rinviano ad un’altra udienza l’uscita e l’inserimento in una comunità. I giudici chiedono una perizia psichiatrica.
La strada per uscire dal carcere ed essere affidato ad una comunità si fa più lunga per Alberto Genovese. Condannato a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per violenza sessuale nei confronti di due modelle stordite con mix di droghe, l’ex imprenditore del web deve ancora attendere per iniziare il suo percorso di affidamento terapeutico.
I giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano hanno infatti rinviato la decisione sulla richiesta avanzata dal suo legale, in attesa di valutare altri documenti. Chiesta per il 46enne la perizia psichiatrica, che verrà eseguita dall’equipe del carcere di Bollate.
Da quanto deciso dai giudici Roberta Cossia, Simone Luerti e due esperti, Alberto Gemovese al momento rimane in carcere, in attesa che venga consegnata la documentazione riguardante la perizia psichiatrica, che verrà eseguita dall’equipe di Bollate.
La decisione presa dia giudici si fonda sul fatto che nel processo non ci sono mai state perizie e indagini approfondite sulle cause che lo hanno portato a mettere in atto quegli abusi.
Per questo i giudici di Sorveglianza hanno chiesto la valutazione psichiatrica, in modo da delineare meglio il profilo del condannato e il percorso di terapie da seguire. Ai giudici, quindi, non bastano le consulenze difensive sulla tossicodipendenza e sugli aspetti psichici.
In più, è importante sottolineare che nell’ordinanza c’è anche un altro filone di indagini su ulteriori episodi di violenze eseguite con lo stesso schema, per il quale l’ex imprenditore venne ribattezzato “mister 200 milioni di euro”. Serie
Sulla base dell’ordine di esecuzione pena di febbraio disposto dal pm Adriana Blasco dell’Ufficio esecuzioni, per il momento Genovese rimane nel carcere di Bollate. L’ex imprenditore deve ancora scontare, considerata l’eliminazione del cosiddetto pre-sofferto, è minore di 4 anni.
In pratica, però, ha già scontato la pena riguardante le accuse di violenza sessuale, reato di particolare gravità, ma visto che non supera i 6 anni è possibile richiedere l’affidamento terapeutico. La richiesta della difesa ha trovato parere favorevole nella Procura generale proprio dalla somma di tutte le condizioni appena citate.
Sempre sulle stesse condizioni si basa la richiesta degli avvocati Antonella Calcaterra e Salvatore Scuto per il cliente, che è quella dell’affidamento terapeutico.
Genovese era entrato a San Vittore nel novembre del 2020 e vi era rimasto fino a fine luglio 2021, poi ha ottenuto i domiciliari ed era passato in una clinica per disintossicarsi. Tornato in carcere lo scorso 13 febbraio per scontare la pena definitiva, aveva preferito non presentare l’appello, ottenendo così una riduzione della pena.
Con il rinvio della decisione da parte dei giudici del tribunale di sorveglianza e quindi dell’udienza, che si terrà fino al 24 ottobre. Genovese dovrà rimanere in carcere per altri 5 mesi.
Dunque, visti gli aggiornamenti sul suo caso, dovrà attendere per uscire dal carcere, ma si tratta di un’attesa momentanea, visto che ottobre è comunque vicino e presto potrà fare il suo percorso in una comunità.