Alfredo Cospito: la Procura chiede l’ergastolo per l’anarchico

La Procura Generale richiede l’ergastolo per Alfredo Cospito nel processo d’appello bis, ripreso a Torino ieri, per le azioni della presunta organizzazione terroristica Fai-Fri

Alfredo Cospito
Alfredo Cospito – imilanesi.nanopress.it

Alfredo Cospito, noto terrorista e militante anarchico insurrezionalista, si trova al centro dell’attenzione giudiziaria in un processo d’appello bis che si sta svolgendo a Torino. La Procura Generale ha chiesto l’ergastolo per Cospito, riguardante uno degli episodi contestati. Si tratta dell‘attentato del 2 giugno 2006 alla scuola Allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo.

Alfredo Cospito, la Procura chiede l’ergastolo: aveva intrapreso uno sciopero della fame contro il regime del 41 bis

Durante l’udienza, l’accusa è stata sostenuta dai procuratori Francesco Saluzzo e Paolo Scafi. In particolare, il procuratore Saluzzo ha affermato che Cospito non merita sconti. Ha sottolineato che se l’attentato non ha avuto l’effetto voluto, è stato solo per un caso fortuito. Ha inoltre evidenziato che la Corte Costituzionale ha aperto la strada alla possibilità di bilanciare attenuanti e aggravanti anche per il reato di strage politica. Tuttavia, non vi è l’obbligo di praticare sconti che non siano dovuti.

Alfredo Cospito
Alfredo Cospito – imilanesi.nanopress.it

Alfredo Cospito, classe 1967, sta attualmente scontando due pene. Una di 9 anni e 5 mesi per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare. L’altra di 20 anni per l’attentato del 2006 contro la scuola Allievi carabinieri di Fossano. Dal 5 maggio 2022, Cospito si trova in regime di carcere duro, il cosiddetto 41 bis, presso il penitenziario di massima sicurezza di Bancali in Sardegna. La sua detenzione in questo regime speciale è dovuta alla sua presunta capacità di inviare messaggi ai suoi compagni anarchici esterni, incoraggiando azioni violente.

Tuttavia, il caso di Cospito ha assunto una nuova svolta quando, il 20 ottobre 2022, ha deciso di intraprendere uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni del regime 41 bis. A causa dello sciopero della fame, Cospito ha perso oltre 35 chilogrammi e ha avuto gravi problemi di salute. Di conseguenza, è stato trasferito nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, sempre mantenendosi in stato di carcere duro.

Le condizioni precarie di salute dell’imputato erano autoinflitte: non merita sconti

Nonostante la situazione critica, la Procura Generale di Milano ha rigettato la richiesta presentata dagli avvocati difensori di Cospito, Maria Teresa Pintus e Flavio Rossi Albertini, di differimento della pena con un tipo di detenzione domiciliare. Inoltre, è stata respinta anche l’istanza di fine del regime 41 bis. La Procura ha sottolineato che la compromessa condizione di salute di Cospito è stata una scelta volontaria e autonoma da parte sua.

Una perizia psichiatrica ha confermato che Cospito è lucido e consapevole delle conseguenze del suo sciopero della fame. Non sono emersi tratti disfunzionali di personalità e l’uomo sembra determinato a continuare la sua protesta contro il regime del 41 bis, rifiutando le terapie proposte. La decisione di Cospito di autodeterminarsi non può influenzare il processo giudiziario, politico o legislativo.

È stato evidenziato che il ricovero di Cospito in un reparto ospedaliero è stato disposto per garantire il suo diritto alla salute. L’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini ha dichiarato di non aspettarsi un esito diverso, ma ha sottolineato che l’istanza era un passaggio necessario per puntare all’iter internazionale.

Alfredo Cospito
Alfredo Cospito – imilanesi.nanopress.it

Nonostante le divergenze tra la difesa di Cospito e la Procura, la situazione continua a svilupparsi e ad attirare l’attenzione sul sistema penitenziario italiano e sul trattamento dei detenuti ritenuti pericolosi. L’esito del processo d’appello bis determinerà il destino di Alfredo Cospito. La sua protesta contro il regime del 41 bis solleva interrogativi più ampi sulla natura del sistema carcerario e sulle misure di sicurezza adottate nei confronti dei detenuti ritenuti terroristi.

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