Il terrorista e militante anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito sta scontando attualmente una pena carceraria in regime di 41 bis. É stata rigettata l’stanza dal tribunale di sorveglianza di Milano di lasciare tale provvedimento a causa di morivi di salute
Alfredo Cospito, classe 1967, è un terrorista e militante anarchico insurrezionalista che sta scontando attualmente due pene. La prima di 9 anni e 5 mesi di reclusione per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare. La seconda di 20 anni di reclusione per l’attentato del 2006 contro la scuola allievi carabinieri di Fossano (CN). Dalla data del 5 maggio 2022 l’anarchico si trova in regime di reclusione 41-bis (ossia di “carcere duro”) nel penitenziario di massima sicurezza di Bancali (SS) in Sardegna. Il motivo risiede nei messaggi che sarebbe riuscito a inviare durante lo stato di detenzione a destinatari all’esterno ai propri compagni anarchici, invitandoli a continuare la lotta con sistemi violenti.
Alfredo Cospito: rigettata l’istanza di uscita dal 41 bis
Da giorno 20 ottobre 2022 Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame per protestare proprio contro le condizioni del regime 41-bis. Ciò ha comportato una perdita di peso di 35 chilogrammi oltre all’insorgere di avverse condizioni di salute. Per questo motivo, al momento è stato trasferito nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, sempre in stato di carcere duro.
La Procura generale di Milano che ha rigettato la richiesta presentata dagli avvocati difensori, Maria Teresa Pintus e Flavio Rossi Albertini, di differimento pena con un tipo di detenzione domiciliare. Non solo, è stata inoltre rigettata l’istanza di termine del regime del 41 bis. La compromessa condizione di salute è dipesa da una sua scelta libera. Il rifiuto di accettare nutrimento è volontario e autonomo.
La decisione del Tribunale di Milano
Alfredo Cospito risulterebbe lucido e consapevole, ben conscio delle conseguenze dovute alla prosecuzione del regime dietetico. É quanto emerso dalla perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto il detenuto.
Non sarebbero emersi, dunque, tratti disfunzionali di personalità. L’uomo appare determinato a proseguire la sua protesta contro il regime del 41 bis e rifiuta le terapie proposte. La sua decisione di autodeterminazione non può comportare un cambiamento a livello giudiziario, politico e legislativo.
Inoltre, viene sottolineato che il ricovero dell’anarchico presso un reparto ospedaliero è stato disposto proprio per garantirgli il suo diritto alla salute. L’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini ha dichiarato che non si aspettava un esito diverso. Tuttavia, l’istanza era un passaggio obbligato per puntare all’iter internazionale.