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Angelo Panza precipita nel vuoto e muore, l’incidente sul Monte Rosa

Angelo Panza precipita nel vuoto e muore: l’uomo è precipitato per ben 400 metri sul monte Lyskmann nel massiccio appartenente al Monte Rosa. Una caduta che ha portato alla sua morte, nell’arco della giornata di lunedì 19 giugno.

Monte Rosa-Imilanesi.it

Si trattava di una figura di notevole importanza per l’intera montagna bergamasca, quella di Panza. Ma purtroppo si sa, la montagna non perdona neanche chi ha molta esperienza come in questo caso. Il ricordo di chi lo ha conosciuto e lo ha apprezzato come alpinista e non solo.

Angelo Panza precipita nel vuoto e muore: cosa è accaduto

Angelo Panza era un famoso alpinista 66enne, con alle spalle una considerevole esperienza in quota. Ma ciò non gli ha comunque permesso di salvarsi, dopo un volo di 400 metri. L’episodio drammatico è accaduto mentre si trovava in compagnia della sua compagna di cordata, ossia una donna di 47 anni di origini bergamasche come Panza e socia del Cai.

I due erano partiti nella mattinata di lunedì dal Rifugio Quintino Sella al Felik, con l’intento di effettuare la traversata che avevano programmato.

La donna ora si trova ricoverata in prognosi riservata, nel reparto di rianimazione della struttura ospedaliera Parini di Aosta.

Sul luogo dell’incidente mortale è intervenuto il Soccorso alpino valdostano, mediante l’utilizzo di un elicottero.

Esattamente la cordata stava procedendo lungo il percorso inerente la traversata est-ovest, precisamente sul versante italiano. Poi però è precipitata lungo il costone montuoso. Il corpo di Panza è stato successivamente portato a Gressoney La Trinité, per permettere l’effettuazione delle operazioni di riconoscimento. Il medico dal canto suo ha già provveduto al procedimento di un riscontro esterno, individuando la causa della morte come una conseguenza dovuta a una frattura.

Angelo Panza precipita nel vuoto e muore: le indagini in corso

Adesso la Guardia di Finanza di Cervinia si sta occupando delle indagini in corso, per stabilire la ricostruzione minuziosa dell’intera vicenda. Ciò tenendo presente che i due alpinisti risultavano legati fra di loro e avevano un attrezzamento adeguato, visto che erano muniti pure dei ramponi.

Guardia di finanza-Imilanesi.it

Si ipotizza la possibilità di uno scivolamento da parte di uno dei due, all’altezza di un passaggio molto delicato sulla roccia oppure sul ghiaccio, trascinando così l’altro con sé.

A dare l’allarme visto che avevano assistito alla caduta, son stati altri alpinisti stranieri, che nel frattempo stavano proseguendo in una cordata differente dalla loro.

I tecnici del soccorso alpino valdostano sono riusciti a raggiungere i due alpinisti. Purtroppo per Panza non si è potuto fare nulla, se non dichiarare l’avvenuto decesso. Per quanto concerne la donna, era ancora viva e cosciente al momento del ritrovamento, malgrado le pessime condizioni dovute dalla caduta.

Le sue condizioni gravissime hanno fatto in modo di far prendere la decisione di trasportarla repentinamente nella struttura ospedaliera, mediante l’uso dell’elisoccorso.

Quindi ora si attendono sviluppi in merito al suo stato di salute che risulta comunque gravissimo.

Chi era Angelo Panza

Panza era originario di Sedrina e viveva a Sorisole. Il suo compito era quello di formare gli istruttori di alpinismo e di scialpinismo a un livello nazionale. Tra l’altro ha anche compiuto svariate imprese, perfino in zone inusuali come per esempio quella dell’Antartide.

Alpinista-Imilanesi.it

Sposato e con due figli, un maschio e una femmina, aveva anche un nipotino e aveva pure ricoperto il ruolo di direttore della Scuola Orobica Enzo Ronzoni.

In più Panza è ritenuto un vero e proprio innovatore della Scuola Centrale di Scialpinismo. Sua cugina Silvia Panza è vicepresidente del Cai di Zogno e dichiara che suo cugino era sempre stato una persona molto attenta e prudente. Lui era un grande appassionato della montagna e seguiva i giovani, in modo tale da farli accostare al mondo delle montagne. Tutto questo, però, usando sempre molta prudenza.

Panza quindi è noto per aver raggiunto più di una vetta importante, tra quelle sparse per il mondo. Tra quelle scalate e raggiunte c’è l’Elbrus nel territorio russo, con un’altezza di 5.600 metri.

Poi ha scalato pure il Denali in Alaska e il monte Vinson in Antartide, di 4.892 metri di altezza.

La sua ultima montagna scalata corrisponde a quella dell’Aconcagua, in territorio argentino, con un’altezza equivalente a 6.961 metri.

Un alpinista bergamasco di grande esperienza che ha portato numerose idee. Queste ultime in un secondo momento si è provveduto a raccoglierle nel manuale di scialpinismo.

Il ricordo di Panza

L’intero mondo della montagna ora piange per la tragica scomparsa di Angelo Panza. Lui ha vissuto una vita sulle vette, suscitando l’interesse e l’ammirazione di tanti esperti e appassionati del settore montuoso.

Chi l’ha conosciuto, apprezzato e frequentato lo ricorda con affetto, affermando che aveva delle considerevoli qualità umane e professionali.

Uno dei primi a incoraggiare e sviluppare il discorso dell’Artva, della tecnica di sondaggio e di quella di scavo. Il tutto collaborando sempre col suo caro amico Gianni Perelli. Si ritenevano due fratelli ed erano sempre insieme.

Anche il suo amico Locatelli ha voluto ricordarlo e ha voluto parlare della loro prima scalata insieme sul Caucaso e della sua ultima in Argentina nel 2022, a cui non era potuto andare.

Lo stesso ha raccontato di averne fatte tante insieme e soprattutto ha affermato come quella montagna sia molto pericolosa tanto da definirla mangia uomini.

Seppur Angelo fosse esperto, andare in montagna significa sempre assumersi dei rischi oggettivi e l’amico ha voluto ribadire proprio questo oltre che riportare alla mente quello che hanno fatto insieme e le varie scalate affrontate.

Anche la cugina si è espressa, come detto poc’anzi: parliamo di Silvia Panza che ha detto testuali parole:

 “Vogliamo capire come sia successo, Angelo era sempre prudente, lì c’è stato duemila volte. La prima cosa che mi viene in mente è che ci fosse vento. Appassionato, seguiva i giovani perché si avvicinassero alla montagna e anche a loro insegnava la prudenza. Angelo era conosciuto da tutti. Era l’istruttore degli istruttori. Era il top come istruttore, ma non si metteva in mostra, era riservato. Anzi, severo anche con se stesso.”

Parole piene di commozione per un alpinista che è anche ricordato come un grande uomo. Angelo Panza era un prezioso e valido punto di riferimento per tutti loro.

 

 

Published by
Melania Di Pietrangelo