L’uso del bancomat in Italia è iniziato negli anni ’80, precisamente nel 1983, quando la Banca Nazionale del Lavoro ha introdotto il primo Bancomat, e il “Pin”.
Successivamente, l’utilizzo dei bancomat si è diffuso rapidamente e oggi sono presenti in modo capillare sul territorio italiano, diventando uno dei principali strumenti di pagamento utilizzati dalla popolazione.
Bancomat, occhio ai prelievi
Quindi da circa trent’anni, i prelievi di contante sono diventati una pratica comune. Infatti, a partire dagli anni ’80, molte banche hanno iniziato ad offrire sempre più frequentemente e in modo diversificato la possibilità di prelevare denaro utilizzando gli sportelli telematici, sia quelli proprietari che quelli compatibili.
Tuttavia da tempo i prelievi di denaro in contanti sono soggetti a limiti che vengono stabiliti dalle decisioni del governo.
La ragione per cui i prelievi di denaro in contanti sono soggetti a limiti è legata alle caratteristiche della moneta cartacea, la quale per sua natura è molto volatile nelle transazioni e risulta più facile da “nascondere” rispetto alle transazioni elettroniche.
Nonostante la moneta elettronica sia oggi più diffusa rispetto al passato, ancora più della metà degli italiani preferisce utilizzare il denaro contante, anche se la quantità di prelievi sta diminuendo gradualmente.
Tuttavia, la moneta elettronica non è ancora totalmente diffusa e pratica come il denaro contante.
Il prelievo di denaro contante ha un duplice scopo, ossia promuovere le transazioni tracciabili e contrastare l’evasione fiscale, che avviene soprattutto tramite l’uso del contante.
Per tale motivo, il governo e lo Stato regolamentano il limite di circolazione del denaro contante.
A partire da gennaio 2023, il limite per l’utilizzo di contante è stato aumentato a 5.000 euro.
Quindi è possibile pagare beni e servizi in contanti, ma solo fino a un limite massimo di 4.999,99 euro. Oltre tale soglia, anche per pagamenti suddivisi in più operazioni, non è consentito utilizzare denaro contante.
Inoltre, il limite per i prelievi in contanti dal conto corrente, anche per importi inferiori, è fissato a 10.000 euro al mese. Qualora si superi tale soglia, l’istituto bancario è tenuto a segnalare il fatto alla UIF.
Quando scattano i controlli sui prelievi
In base alla legge, l’UIF, l’organismo governativo preposto alla prevenzione del riciclaggio di denaro, è obbligato a verificare se il limite di prelievo contante viene superato mensilmente da qualsiasi cittadino privato. In tal caso, l’istituto di credito ha il permesso di richiedere spiegazioni e controllare le transazioni.
In base alla legge, i controlli sui prelievi vengono attivati quando superiamo la soglia di 10.000 euro di contante prelevato dal conto corrente nel mese.
In tali casi, l’istituto di credito è tenuto a richiedere al cliente le motivazioni dell’utilizzo di tale denaro. Inoltre se lo ritiene opportuno, a effettuare una segnalazione alla Uif (Unità di Informazione Finanziaria).
Il conto può essere soggetto a sanzioni e restrizioni da parte dello Stato se vengono riscontrate irregolarità.