Sapevi che alcune donne italiane prenderanno dall’INPS una pensione più alta? Scopriamo quali sono queste donne e cosa dovranno fare per avere importi più elevati!
In Italia un settore molto particolare e per certi versi anche controverso è quelle riguardante il lavoro al femminile. Molto spesso, infatti, il sistema lavorativo del nostro paese, e anche quello previdenziale, penalizzano le donne che lavorano.
Prima di tutto, bisogna sottolineare tutte le problematiche che devono affrontare le donne per trovare lavoro, e poi è importante ribadire come sono proprio le lavoratrici a sostenere più sacrifici, specialmente quando hanno figli.
Spesso accade anche che le donne devono scegliere fra carriera e famiglia, perché svolgere entrambe le cose al meglio può essere complicato, soprattutto in base al tipo di lavoro che si intende svolgere. Insomma, le donne lavoratrici non hanno la vita facile, per questo lo Stato riserva a loro delle misure specifiche, dedicate alle loro esigenze.
Tuttavia, a volte non bastano e bisogna trovare delle vie d’uscita convenienti anche per la pensione, per prendere un assegno più alto. Ma scopriamo quali donne in Italia avranno un importo di pensione più alto!
In passato le donne uscivano prima degli uomini dal lavoro, anche nel caso della pensione di vecchiaia ordinaria. Invece, da parecchio tempo è stata equiparata fra uomini e donne l’età per prendere la pensione di vecchiaia ordinaria, per cui ad oggi non ci sono distinzioni fra i due sessi.
Tuttavia, riguardo alla pensione anticipata ordinaria, le donne hanno mantenuto un vantaggio. Infatti, al compimento dei 41 anni e 10 mesi di contributi versati possono andare in pensione senza limiti di età. Invece, serve un anno di contributi in più per gli uomini.
Una misura dedicata solo alle donne è l’opzione donna, che consente di andare in pensione a coloro che entro il 31 dicembre 2021 hanno compiuto 58 anni di età e hanno maturato 35 anni di contributi. Nel caso questa opzione sia messa in atto fino al prossimo 31 dicembre, la misura potrebbe essere prorogata e perfino diventare parte integrante del sistema italiano previdenziale.
Nonostante i vantaggi riservati dall’opzione donna, c’è da dire che ci sono anche degli svantaggi, che è importante sottolineare. Considerato il forte anticipo della pensione, che scende a 58 anni dai 67 della pensione ordinaria, le lavoratrici sono obbligate ad accettare il ricalcolo dei contributi.
Ciò significa che l’assegno viene ridotto di 1/3 rispetto a quanto avrebbe dovuto essere. Sulla scelta di tante lavoratrici ha influito proprio questo taglio, e infatti tante hanno preferito non andare in pensione e proseguire nel lavoro.
Avere un assegno ridotto di un terzo significa prendere molto meno di quanto si dovrebbe percepire, ed è considerata una cosa ingiusta. La soluzione per ridurre questo danneggiamento potrebbe essere quella di andare lo stesso in pensione in anticipo, ritardando di due anni l’opzione donna.
La soluzione per evitare di prendere un assegno di pensione ridotto di un terzo è quella di sfruttare la NASPI. Infatti, le donne lavoratrici con 4 anni almeno di assunzione consecutiva, in caso di licenziamento hanno diritto a percepire dall’Inps 2 anni di disoccupazione.
Oltre che erogare i soldi per coprire il periodo non lavorativo, la disoccupazione l’INPS copre anche i contributi figurativi. Dunque, andando in disoccupazione per due anni può essere favorevole per prendere un importo di assegno più alto. I contributi figurativi non sono validi per i 35 anni di contribuzione, ma si rivelano fondamentali per ottenere un assegno di pensione più alto.
Infatti, il vantaggio di questa soluzione è che ritardando l’uscita di due anni l’uscita, le donne prenderanno dall’INPS una pensione più alta in quanto vengono utilizzati dei coefficienti per trasformare in assegno pensionistico il montante contributivo.