I restauratori dell’organo in Duomo Vecchio hanno trovato, al termine dei lavori, un biglietto scritto 500 anni fa.
L’organo era in fase di restauro da tempo. Si tratta di uno strumento ricostruito negli anni tra il 1824 ed il 1832, dalla celebre ditta dei fratelli Serassi di Bergamo. Questi riuscirono a riutilizzare tutto il materiale fonico dello strumento precedente, realizzato da Gian Giacomo Antegnati di Brescia, tra il 1536e il 1538.
La cassa, invece, fu disegnata e realizzata dallo scultore bolognese Battista Piantavigna nel 1537. Nel 1539 furono realizzate le ante d’organo dal Romanino, che raffigurano la natività, lo sposalizio e la visitazione della vergine.
A conclusione dei lavori, ai giorni nostri, sulla pregiata cassa, i restauratori stavano montando i meccanismi necessari alla rotazione delle colonne delle ante. Queste dovevano tornare nella sede originale, dopo essere state esposte a lungo all’interno del Duomo Nuovo di Brescia.
Ed è stato proprio durante l’intervento alla struttura dello strumento che è apparso un piccolo biglietto ripiegato, che era ben nascosto tra il legno. Una frase con una firma ed una data il 1538. Una vera sorpresa per il restauratore architetto Paolo Mariani e il direttore dei lavori Giuseppe Spataro.
Un documento del Cinquecento che è rimasto tra le pieghe lignee fino ai nostri giorni. Mariani ha raccontato che la scoperta è avvenuta durante la ricollocazione delle ante. Nei trucioli alla base di quella di destra i restauratori hanno notato una carta piccolissima.
Dopo averla estratta, hanno avuto modo di appurare che era stata ripiegata, dal suo realizzatore, in ben trentadue parti. Il foglietto riporta due righe suggellate da una data, il 12 aprile 1538.
Parole dialettali che hanno dovuto essere tradotte da un esperto. La docente di storia dell’arte all’Università di Padova, Barbara Maria Savy ha fornito un’interpretazione convincente. La trascrizione originale è:
“Mi Pasì da Pasira si fat questi coloni de l’orgen del dom / El dì 12 de aprilil mili 538″.
Giuseppe Spataro ha spiegato che dagli archivi storici risulta che a Passirano in provincia di Brescia, erano attivi artigiani e marangoni di nome Pasino. Secondo Mariani è plausibile che l’uomo abbia voluto lasciare traccia di sé accanto a nomi molto noti.
In passato era d’uso che, dopo la terminazione di una basilica, alcuni capimastri lasciassero le loro firme incise nel cotto o nel marmo. Il loro lavoro era importante, anche se subordinato, ad un progetto architettonico.
Può essere che Pasi abbia pensato una cosa simile. Come artefice delle colonne girevoli ai lati dell’organo, aveva dato il proprio contributo ed aveva così lasciato il messaggio all’interno del suo lavoro.
Nei prossimi giorni la ditta Mascioni continuerà con il montaggio del prezioso strumento per concluderlo entro ottobre. Il concerto di inaugurazione si terrà nel pomeriggio di domenica 19 novembre. Sarà uno dei momenti più significativi di quest’anno, all’insegna di Brescia e Bergamo capitali della cultura.