L’argomento pensioni è uno dei più importanti e scottanti in assoluto, perché ci sono tanti aspetti da rivedere e da modificare, sui quali purtroppo nessuno si è soffermato mai abbastanza nel corso degli ultimi anni.
Eppure siamo tutti d’accordo col dire che il sistema va riformato del tutto, concordano sia i sindacati, che i politici, che ovviamente i contribuenti che ne pagano le amare e tristi conseguenze.
Le ipotesi su quanto potrebbe succedere nei prossimi mesi, sono veramente tante, per cui capire in anticipo cosa accadrà davvero è molto difficile, perché le idee sono svariate.
Pensioni, quali sono le novità introdotte per i lavoratori
Nel corso degli anni sono state introdotte tantissime novità, non sempre buone. A volte si è persino trattato di misure tampone ovviamente a scadenza che in qualche modo hanno cambiato le carte in tavola e le sorti dei lavoratori, parlando di futuro, rendendo il tutto più instabile e difficile.
Per alcuni lavoratori, in modo particolare a seguito delle varie decisioni intraprese dai diversi governi nel corso degli anni, le cose in termini di pensioni si fanno realmente problematiche. Alcuni infatti avranno la possibilità di andare in pensione dopo rispetto i tempi prestabiliti.
Cosa succede ad alcuni lavoratori pronti ad andare in pensione a causa della riforma Fornero
I lavoratori che andranno in pensione in ritardo sono tutti coloro che vengono chiamati in causa dalla riforma Fornero. La pensione a seguito di questa riforma si è allontanata di molto per molti di loro che purtroppo dovranno continuare a svolgere la stessa mansione ancora per qualche tempo. Tutto questo nonostante il fatto che potrebbe essere pericoloso data l’età avanzata e le varie difficoltà legate alla salute.
In modo particolare ci riferiamo a tutti coloro che sono nati nel 1958 e nel 1959. Per loro purtroppo la pensione si allontanerà almeno di tre o quattro anni a partire dal 2023. Per tutti coloro che sono nati dal 1959 fino al 31 dicembre, è aperta la possibilità di richiedere l’ape sociale.
Attenzione però perché non potranno farlo tutti i lavoratori perché bisogna avere 30 oppure 32 o 36 anni di contributi, che variano col variare della categoria alla quale si appartiene.
Pensione 4 anni dopo, tutti i requisiti da rispettare
Ogni categoria ovviamente ha dei requisiti diversi che vanno rispettati, se si sfora anche soltanto uno di questi, si possono perdere ben quattro anni di pensione, essendo quindi costretti a lavorare per un periodo molto più lungo del dovuto. L’unica alternativa presa in considerazione dall’attuale governo è la pensione a 67 anni per tutti coloro che rientrano in questa fascia, che significherebbe comunque che piuttosto che entrare in pensione nel 2022 si andrebbe nel 2026.
In poche parole significa che un lavoratore impiegato nel mondo dell’edilizia, nato nel 1959, riuscendo a completare i 32 anni di lavoro entro il dicembre 2022 correrebbe il rischio di dover andare in pensione quattro anni dopo. Stessa cosa vale per chi ha completato i 32 anni di contributi ma non ha qualche altro requisito.
In particolare in edilizia bisogna aver lavorato per 7 degli ultimi dieci anni oppure per 6 degli ultimi 7. La stessa cosa succede per quanto riguarda le maestre delle scuole dell’infanzia. Per gli infermieri, per chi lavora nelle sale operatorie, non cambia nulla. L’unica differenza in questo caso è che la carriera deve essere soltanto pari a 36 anni.
Utenti nati nel 1958, ecco cosa succede con la scomparsa di quota 100
Cambia veramente pochissimo per gli invalidi, per i disoccupati e per i caregiver, che rientrano nell’ape sociale. In questo caso la contribuzione deve essere di 30 anni altrimenti la pensione slitta al 2026 come gli altri. Chi ha la possibilità di usufruire dell’ape sociale, rischia di perdere quattro anni di pensione, mentre chi usufruire di quota 102 rischia di perderne 3.
Di conseguenza un utente nato nel 1958, che non completa i 38 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 2022, non ha diritto alla pensione anticipata e corre il rischio di dover attendere l’apertura della quiescenza nel 2025. Molto probabilmente coloro che sono nati nel 1958 saranno penalizzati, proprio come gli esclusi da quota 100.
Questo succede perché a partire dal primo gennaio 2023, quota 100 è scomparsa andando a tradire tutti i lavoratori che hanno completato i 62 anni di età, ma non hanno 38 anni di contributi. Molte cose cambieranno ma almeno per adesso non si hanno certezza. Non resta che aspettare ulteriori notizie e novità.