L’incidente risale all’ottobre del 2020, quando la vittima – che era al suo ultimo giorno di lavoro – cadde dalle scale, sprovviste di corrimano e batté la testa, morendo 48 ore dopo in ospedale.
Al culmine del processo con rito abbreviato, il gup di Milano ha condannato il datore di lavoro a sei mesi di reclusione con pena sospesa e non menzione con l’accusa di omicidio colposo.
Era al suo ultimo giorno di lavoro quando è rimasta vittima di un incidente che le è costato la vita. I fatti risalgono all’ottobre del 2020, quando una professionista è deceduta a seguito di una caduta dalle scale nell0azienda in cui lavorava.
Quel giorno, la donna si era recata sul posto di lavoro per ritirare una pianta che le avevano donato i colleghi, quando – nel locale refettorio della società, con sede a Milano Est – è caduta su una rampa di scale di appena sei gradini. Cadendo, ha battuto violentemente la testa sulle scale. Trasportata all’Istituto Clinico Città Studi, è stata operata per la rimozione di un ematoma, ma non si è mai ripresa e 48 ore dopo è deceduta.
Al culmine del processo che vedeva imputato il datore di lavoro della vittima, il gup di Milano ha condannato l’uomo a 6 mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione per omicidio colposo. Secondo l’accusa, il datore avrebbe violato le norme per la prevenzione degli infortuni perché sulla scala non c’era un corrimano con cui probabilmente avrebbe potuto salvarsi.
Inoltre, si legge nel documento, ci sarebbero state altre violazioni che “nel complesso” hanno portato a ritenere la zona interessata, compresa la piccola rampa di scale, “estremamente pericolosa”. A sporgere denuncia, dopo la morte della donna, fu il marito di quest’ultima, che per primo si era accorto della violazione delle normative di sicurezza.