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Economia e Lavoro

Caldo, oltre i 35° si può chiedere la cassa integrazione

L’Italia è stata investita da una tremenda ondata di caldo e sta rendendo difficili se non impossibili, questi giorni afosi. Soprattutto chi lavora sa in quali condizioni estreme si affrontano le giornate che sembrano essere sempre più difficili e pesanti.

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Per questo motivo, in queste ore si sta parlando di Cassa integrazione ordinaria (CIGO) di cui si dovrebbe poter disporre soprattutto in caso di temperature  oltre i 35°C.

L’inps in un messaggio che risale al 2017, scrive che la CIGO dovrebbe scattare in caso di temperature troppo elevate, che non permettono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi in cui non è possibile difendersi dal caldo o dove e quando è necessario usare materiali che non sopportano il calore eccessivo.

Ecco cosa ha spiegato l’Inps in una delle ultime note

L’Istituto di previdenza ha chiarito che ai fini della CIGO, sono rilevanti le alte temperature percepite, quindi le informazioni rilasciate dai bollettini meteo. In questo caso, l’assistenza, potrebbe scattare anche una volta arrivati a 35°C e non necessariamente oltre come sta avvenendo in questi giorni in molte località italiane.

Caldo estremo – Imilanesi.Nanopress.it

Il caldo estremo in qualità di motivo per la richiesta della CIGO ricade sotto “eventi meteo”. Quindi copre il gelo con temperature pari o al di sotto dei 0°C. Tutto questo si ritiene fondamentale per attivare l’integrazione salariale. Il datore di lavoro quindi si fa carico della richiesta per la Cassa integrazione, chiarisce in quali giorni, l’attività lavorativa viene sospesa oppure ridotta e basta. Non è necessario o obbligatorio fornire la prova del caldo eccezionale mediante i bollettini meteo. Questi sono pubblici, per cui possono anche essere controllati dall’Inps al momento opportuno.

Si ricorda inoltre che l’esposizione eccessiva allo stress termico può aumentare anche il rischio infortunistico soprattutto nei lavori considerati più a rischio. Per esempio quelli che implicano attività non occasionale all’aperto, in settori esposti al rischio. Compresi lavori di edilizia civile e stradale, ovvero cantieri e siti industriali, tutto il comparto estrattivo, il settore agricolo, la manutenzione del verde e per concludere il comparto marittimo e quello balneare.

Stellantis ha mandato a casa i suoi lavoratori per il caldo eccessivamente afoso, insopportabile e pericoloso

Per quanto riguarda i momenti di elevato rischio di stress termico di cui parla l’Inps, sono quelli tra le 14:00 e le 17:00. Nella giornata di ieri Stellantis ha mandato a casa i suoi dipendenti impegnati nel reparto Panda dello stabilimento di Pomigliano d’Arco perché a partirw dalle 16:00 le temperature erano troppo alte e insoportabili.

Secondo quanto spiegato dall’azienda era impossibile lavorare in quelle condizioni. Le tute blu si erano fermate spontaneamente già il giorno prima per le condizioni meteo. L’azienda aveva incontrato i sindacati per pensare ad un piano da attuare contro il caldo, andando oltre l’accensione degli impianti di raffreddamento per 24 ore al giorno.

Published by
Giusy Pirosa