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Cronaca

Canton Mombello, un carcere “vergognoso”

Da alcune dichiarazioni rilasciate da un detenuto che si trova a fine pena, il carcere bresciano è un vero incubo.

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“Un vero incubo”, questa è la frase che dimostra quanto l’istituto di pena di Brescia ha lasciato ad un uomo che è stato dietro le sbarre per la prima volta. Naturalmente l’avere commesso un reato ha come conseguenza una pena.

Questa viene stabilita dai giudici, a seguito di un processo, attraverso la sentenza. Ma non dobbiamo dimenticare che nell’articolo 27 della Costituzione italiana, viene espressa la finalità del sistema carcerario del nostro Paese, che dovrebbe essere rieducativo.

I detenuti non sono portati nei penitenziari solo per l’applicazione di una punizione dunque, ma per un percorso che possa portarli a ravvedersi per tornare nella società civile cambiati.

La struttura di Brescia risale a fine ottocento, fu inaugurata nel 1914 e contiene circa 150 celle. La capienza dovrebbe essere di un massimo di 220 persone, ma è sempre superata.

Soprattutto per la presenza di stranieri e di condannati in attesa di giudizio. Il racconto è di un ex detenuto che si fa chiamare Eric Mombello rilasciato in un’intervista al Giornale di Brescia.

Nella sua intervista ha ricordato il periodo di prigionia nel penitenziario di via Spalto San Marco, dove è entrato per la prima volta in vita sua, essendo prima incensurato. Le condizioni detentive sono drammatiche e vergognose.

Carcere sovraffollato con gravi problemi di igiene

Troppe persone rendono l’ambiente soffocante e con gravi problemi di igiene. Una grande disorganizzazione che di certo non favorisce l’attuazione delle misure rieducative.

Un aspetto assolutamente da non sottovalutare è quello che riguarda il contatto tra detenuti recidivi o, comunque, datati, con quelli che entrano in una struttura del genere per la prima volta.

Eric racconta che chi ha voglia di cambiare e rimettersi in gioco non trova i giusti percorsi di reinserimento. inoltre,  si trova a convivere con gente che sconta lunghe pene, o recidiva, che non ha assolutamente questo interesse.

Nelle scorse settimane, per esempio, a Verziano un uomo ha fatto lo sciopero della fame per un mese, per iniquità ed ingiustizie subìte dagli ufficiali penitenziari. E una detenuta è morta a Torino durante il digiuno sempre per protesta.

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A Canton Mombello, però, è presente il garante dei detenuti che ascolta chi vuole presentare delle criticità. Alla detenzione, comunque, ci sono degli strumenti alternativi, ossia le misure che vengono disposte dall’autorità nei casi in cui ve ne siano le condizioni richieste.

Tali misure sono veramente l’unico mezzo efficace per potere reinserire i detenuti nel contesto sociale. Servono anche per riaccoglierli in quasi totale sicurezza. Chi ne usufruisce, difficilmente poi torna a delinquere.

Anche un detenuto può ritornare sulla “retta via”

Al contrario, chi sconta la pena solo in carcere, torna di nuovo in cella nell’ 80% dei casi. Eric dopo un anno e qualche giorno è uscito ed ha scontato il resto della pena all’esterno.

Le cose ora per lui vanno bene e tra due mesi concluderà la condanna. Il funzionario dell’Uepe, l’Ufficio Espiazione Pena Esterna, lo ha sempre seguito. Inoltre, tiene contatti con la ditta che lo ha assunto e con quella che lo assumerà a fine contratto.

Insomma un controllo a 360 gradi che aiuta e sostiene colui che sconta la pena e tutela la società che lo riaccoglie. Il lavoro fuori dal carcere c’è. Infatti la legge Smuraglia prevede fortissimi sgravi fiscali per chi assume un detenuto.

Published by
Liana Cinelli