Per l’ex calciatore Bombardini e per il capo ultrà dell’Inter Beretta sono stati chiesti 3 anni di carcere. L’accusa per i due è di tentata estorsione da 100mila euro ai danni di un imprenditore.
Il processo per l’ex calciatore Davide Bombardini e due ultras dell’Inter, tra cui il capo ultras Andrea Beretta, si è svolto a Milano. L’accusa per i tre è di tentata estorsione ad un imprenditore, a cui avevano chiesto 100mila euro. L’imprenditore era stato anche minacciato ed era stato vittima di intimidazioni. Il pm Leonardo Testi ha chiesto per l’ex calciatore Bombardini e il capo ultras dell’Inter una condanna a tre anni di carcere.
Il pm di Milano Leonardo Lesti ha chiesto tre anni di reclusione per l’ex calciatore Davide Bombardini, 49 anni, che nel corso della sua carriera è stato calciatore nel Palermo, nella Roma, nell’Atalanta e nel Bologna, e per il capo ultrà della curva nord dell’Inter Andrea Beretta. I due sono accusati, assieme a Claudio Morra, un altro ultrà, di tentata estorsione.
Stando alle indagini, nel mese di novembre del 2018 Bombardini avrebbe minacciato la vittima di dargli il denaro come saldo di un debito per aver acquistato alcune quote della società Milano Procaccini Srl, di cui lo stesso Bombardini era socio.
L’ex calciatore, insieme ai due ultras, pare abbia minacciato pesantemente l’uomo. Tuttavia, l’imprenditore non aveva alcun debito con Bombardini e quindi si rifiutò di stare al ricatto. L’intervento dei due ultras era scattato in quel momento, in quanto il denaro che l’imprenditore avrebbe dovuto dare a Bombardini era destinato a loro, con i quali aveva un debito l’ex calciatore.
L’uomo sporse denuncia per quanto accaduto e partirono le indagini. Bombardini ha sempre detto di non aver mai minacciato l’imprenditore, ma per lui e per l’altro ultras, Andrea Beretta, durante il processo che si è svolto a Milano il pm Leonardo Lesti ha chiesto tre anni di reclusione.