Chiesto l’ergastolo per Alessandro Maja

La Procura di Busto Arsizio chiede la condanna all’ergastolo per Alessandro Maja, responsabile della strage di Samarate. Previsto per il 12 luglio prossimo il verdetto.

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maja- IMilanesi.NanoPress.it

La richiesta della Procura di Busto Arsizio, in provincia di Varese, per i fatti di Samarate di cui è responsabile l’imprenditore Alessandro Maja, è la condanna all’ergastolo. Il 12 luglio prossimo è previsto il verdetto che darà la Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio.

Richiesta la condanna all’ergastolo per Maja

Il pm Martina Melita della Procura di Busto Arsizio ha richiesto la condanna all’ergastolo per Alessandro Maja, l’imprenditore che nel maggio del 2022 uccise con accanita violenza la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di 16 anni. Il figlio Nicolò, il maggiore, era rimasto ferito gravemente ed è vivo per miracolo.

I danni fisici e morali lo accompagneranno per il resto della vita. In aula ha parlato proprio Nicolò, che ha esplicitamente detto di sperare nel giusto corso della giustizia. Il giovane desidera che il padre venga condannato per quello che merita, senza sconti.

Nicolò crede che il padre era lucido quando ha commesso i delitti e al ricordo della madre e della sorella si è commosso. Sottoposto in quest’ultimo anno a diversi interventi chirurgici, nonostante ancora non sia al pieno della sua efficienza, il giovane ha affermato di stare bene.

La confessione di Alessandro Maja

Dalla confessione di Alessandro Maja riguardo ai delitti commessi sono emersi dettagli che, a suo dire,hanno fatto scattare la sua furia omicida. Maja ha detto che la moglie spendeva troppo e che lui non era d’accordo con il lavoro che svolgeva.

La donna vendeva creme e secondo il marito era solamente una perdita di tempo. Pare che Alessandro aveva una vera ossessione per i soldi e aveva paura di indebitarsi.

Alessandro Maja
Alessandro Maja- IMilanesi.NanoPress.it

Come confessato dallo stesso Maja, titolare di uno studio di interior design sui Navigli, a Milano, gli affari non andavano bene e lui si sentiva un fallito. L’uomo si sentiva in colpa per non essere in grado di sostenere economicamente la famiglia come avrebbe voluto.

Maja considerato capace di intendere e volere

Dalla perizia chiesta dal tribunale l’uomo viene considerato capace di intendere e volere. Secondo l’accusa ha agito con una inaudita crudeltà verso la sua famiglia per paura di non poter contare più sul benessere finanziario.

Infatti, pare che considerasse la causa di tutto ciò moglie e figli. Nell’udienza di maggio, alla fine di un lungo interrogatorio Maja ha chiesto perdono. Nell’interrogatorio l’uomo ha parlato della moglie e dei problemi di lavoro che lo avevano gettato nella disperazione.

Qualche volta in aula ha alzato lo sguardo su Nicolò, parlando a tratti e piangendo anche. Maja ha detto di aver commesso qualcosa di veramente atroce e imperdonabile e di non sapere come chiedere scusa. Tuttavia, ha anche ammesso di non avere alcuna intenzione di suicidarsi e quello che è fatto non si può cambiare.

Nicolò, dal canto suo, ha detto di non riuscire ad odiare il padre, ma in questo momento non è ancora in grado di perdonarlo. Il giovane vorrebbe capire perché il padre ha commesso questo orribile gesto, perciò ha detto chiaramente che la condanna all’ergastolo, se è quella che merita secondo il corso della giustizia, deve essere data.

 

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