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Salute

Covid, la variante Eris arriva in Italia

Anche se non se ne parla più come prima, il Covid c’è, anzi non molla la presa. In queste settimane in Italia è arrivata una nuova variante, si chiama Eris ed è tra l’altro la seconda più diffusa in tutto il mondo.

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Gli esperti internazionali che si occupano del monitoraggio delle varianti di Sars-Cov-2, l’hanno ribattezzata Eris, come il pianeta nano che è stato scoperto nel 2003, che è stato così chiamato in onore dell’antica dea greca della discordia.

A preoccupare gli esperti è la sottovariante Eg.5.1, che è in aumento nel Regno Unito, e rappresenta l’11,8% dei casi di Covid-19. Negli Usa,  ha preso il sopravvento sulle altre varianti, i casi di covid sono in forte aumento in queste zone. Ma quali sono i sintomi che permettono di riconoscere la variante? Vediamoli insieme.

Chi risulta essere positivo deve seguire il regime di autosorveglianza per rispettare se stesso e gli altri

Il fatto che sia stato un nome, non significa che gli esperti si aspettino un’ondata, quindi non è stato lanciato alcun allarme. Ciò non toglie che data la rapidità di diffusione, è tenuta sotto controllo, in qualità di sorvegliata speciale in diversi Paesi. I sintomi più comuni sono mal di gola, starnuti, naso che cola, naso chiuso, mal di testa, tosse grassa o secca, dolori muscolari, alterazioni dell’olfatto e voce rauca. Molto simili alle varianti del passato. Non si presenta la febbre così come nemmeno la mancanza di respiro e la perdita dell’olfatto. 

La scelta di liberalizzare il tutto e non prevedere più l’isolamento obbligatorio per chi risulta positivo è assolutamente la migliore, ma chi ha bisogno non va comunque lasciato da solo. Per esempio secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, non bisogna assolutamente azzerare l’attenzione nei confronti del virus. Chi risulta positivo deve curarsi e poi deve seguire un regime di autosorveglianza per i contatti stretti

Indagine in corso per scoprire qualcosa di più sulla nuova variante del virus

Ad ogni modo è importante sottolineare che l’ultima variante Covid non è da considerare più pericolosa di tutte le altre mutazioni del virus, ha semplicemente una prevalenza crescente ed una virulenza inferiore rispetto ad altre varianti di Omicron. Sull’ultima variante stanno indagando diversi nomi importanti.

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Tra questi Fabio Scarpa, dell’Università di Sassari, poi Stefano Pascarella dell’Università Sapienza di Roma, Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma.

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Giusy Pirosa