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Cronaca

Davide Fontana picchiato in carcere dal suo compagno di cella

Davide Fontana, in carcere per avere ucciso la fidanzata Carol Maltesi, è stato picchiato dal suo compagno di cella.

Carol Maltesi-Imilanesi.it

Nel mese di giugno Davide Fontana, l’omocida di Carol Maltesi, era stato condannato a 30 anni di reclusione dal Tribunale di Busto Arsizio. Quindi, non l’ergastolo chiesto dall’accusa, ma il carcere. Ed è proprio in quella cella che ha vissuto un evento drammatico.

Nella notte di qualche giorno fa, l’ex bancario e food-blogger, è stato aggredito dal suo compagno di cella. Sembra che, dalle poche notizie emerse, il detenuto che divideva con lui la cella, lo abbia colpito più volte alla testa con una penna.

Dopo essere stato soccorso, è stato trasferito al carcere di Pavia. Il suo avvocato, Stefano Paloschi, in un’intervista rilasciata all’Agi, ha fatto sapere che il trasferimento non è collegato all’aggressione. Il difensore ha, poi, continuato dicendo che, spesso, Fontana è preso di mira dagli altri detenuti.

Fontana preso di mira dagli altri detenuti per il tipo di reato commesso

“…è la logica del carcere”, afferma l’avvocato, collegata al tipo di reato per il quale è stato condannato. L’ultima aggressione, al contrario, non avrebbe nulla a che vedere con il reato per il quale è stato condannato. In relazione al trasferimento, invece, era una cosa già decisa da tempo.

Ogni volta che l’omicida si spostava all’interno del carcere, veniva tenuto controllato per evitare problemi di qualsiaisi tipo. Un trasferimento, quindi, deciso ancora prima che terminasse il dibattimento. Il difensore aveva già parlato di questo con il pm e, già si sapeva, che una volta terminato il procedimento, il detenuto sarebbe stato trasferito.

Un caso, questo, che ha diviso l’opinione pubblica e indignato parte del mondo femminile. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo per omicidio volontario aggravto, distruzione e occultamento di cadavere e due anni di isolamento diurno. Dopo sette ore di camera di consiglio il verdetto: 30 anni di reclusione.

Davide Fontana-Imilanesi.it

Una decisione che non era piaciuta ai famigliari della 26enne brutalemente uccisa. Le motivazioni della sentenza hanno indignato ancora di più sia i famigliari che gran parte del mondo femminile. I giudici hanno scritto che Fontana uccise la giovane donna perchè aveva intenzione di lasciarlo.

L’abbandono, per lui, sarebbe stato insopportabile visro che Carol lo aveva aiutato ad uscire dalla depressione in cui era caduto a causa della solitudine in cui si era chiuso. La motivazione continua affermando che:

“si è reso conto che la giovane e disinibita Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato, e ciò ha scatenato l’azione omicida”.

Niente crudeltà, nè premeditazione nella furia omicida di Fontana

Un atto feroce compiuto perchè spinto dalla gelosia e tale da non poter “essere considerato abietto o futile in senso tecnico-giuridico”. Non solo, ma la causa di tale atto non è del tutto ingiustificata e non è stata solo un “mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale”.

Ed anche lo scempio fatto dopo averla uccisa. La mutilazione del cadavere, l’averlo tenuto per mesi e poi gettato in un bosco non è un gesto che si può collegare ad un atto di crudeltà.  Non contenti, i giudici hanno escluso anche la premeditazione.

L’omicidio, secondo loro, è stato un atto necessario per uscire dalla dolorosa situazione in cui si era venuto a trovare. Una sofferenza, oramai, che non era più tollerabile, aggravata dal fatto che Carol aveva deciso di andarsene per ricominciare un altro capitolo della sua vita.

Published by
Liana Cinelli