Donna incinta di 32 anni si costituisce credendo di essere al sicuro grazie al suo stato di gravidanza. Tuttavia, viene condotta in carcere nonostante le aspettative
Nel primo pomeriggio di mercoledì 12 luglio, una donna bosniaca di 32 anni, in gravidanza, ha fatto un gesto coraggioso: si è presentata alla questura, accompagnata dal suo avvocato. La sua intenzione era quella di costituirsi, pensando che il suo stato interessante potesse evitarle la detenzione. Tuttavia, la realtà si è rivelata molto diversa da quanto sperato. Invece di essere rilasciata, è stata arrestata e condotta nella prigione di San Vittore.
Donna incinta si costituisce e viene incarcerata: applicata nuova disposizione del discusso articolo 146
La donna e il suo avvocato erano convinti che potessero fare affidamento sulla circolare della procura che, in passato, garantiva automaticamente il differimento della pena per le donne in stato interessante o per le madri di bambini di età inferiore a un anno (art.146). Questa misura ha spesso permesso a borseggiatrici seriali di rimanere in libertà nonostante i loro reati.
Tuttavia, con grande sorpresa della donna incinta e del suo legale, la 32enne è stata condotta direttamente a San Vittore. Questo perché poco più di un anno fa è entrata in vigore una nuova disposizione che ha cambiato le carte in tavola. La procura aveva spiegato che “recenti pronunce del Tribunale di Sorveglianza di Milano hanno stabilito che la disposizione prevista dall’articolo 146 c.p., sebbene obbligatoria, deve essere interpretata nel senso che il magistrato di Sorveglianza deve bilanciare la tutela dei diritti del detenuto (e del minore) con la tutela delle esigenze della collettività”.
Spetta al giudice decidere caso per caso
Di conseguenza, “il magistrato di Sorveglianza può decidere di differire l’esecuzione della pena ex articolo 146 c.p., ma può anche ordinare la detenzione domiciliare ‘umana’ in un domicilio idoneo o la detenzione domiciliare speciale (anche in un istituto a custodia attenuata)”. In altre parole, la polizia e i carabinieri devono eseguire gli ordini di carcerazione “per sentenze di condanna definitive”. Spetta al magistrato di sorveglianza decidere caso per caso quale misura adottare.
La storia di questa donna incinta rappresenta un cambiamento significativo nel panorama della giustizia. La gravidanza, che una volta avrebbe garantito un differimento automatico della pena, non offre più la stessa protezione. Ora, i magistrati devono considerare attentamente tutti gli aspetti, bilanciando i diritti del detenuto e del minore con le necessità della società. Questo caso mette in evidenza come la legge sia in continua evoluzione e come le aspettative precedentemente considerate certe possano essere completamente sovvertite.