Dopo l’omicidio il corpo di Giulia è rimasto nascosto per 3 giorni

Le indagini proseguono per capire gli spostamenti dell’assassino di Giulia, si visionano i filmati per capire i suoi spostamenti.

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Un efferato crimine quello che è avvenuto nella notte del 27 maggio scorso. Giulia aveva 29 anni, era incinta di sette mesi ed è stata uccisa dal suo compagno, Alessandro Impagnatiello, il futuro padre del loro bimbo, che si sarebbe chiamato Thiago. La scena del delitto è stata la casa di Senago, dove la coppia conviveva.

Una storia che, pare, fosse già incrinata anche per il fatto l’omicida aveva un’amante della quale Giulia non sapeva nulla. Fu proprio lei ad allarmare le forse dell’ordine attraverso le sue dichiarazioni, qualche giorno dopo la scomparsa della vittima. Nell’ultimo periodo aveva dubitato dell’onestà del ragazzo, anche per delle fotografie trovate nel suo telefono dove era ritratto con una donna incinta.

La confessione dell’assassino a tre giorni dalla scomparsa di Giulia

Lui aveva negato persino la paternità del bambino. La ragazza, che faceva la cameriera nel locale dove Impagnatiello era barman, contattò Giulia ed entrambe, di comune accordo, gli chiesero delle spiegazioni faccia a faccia, ma lui non si presentò. Poi Giulia scomparve e la giovane 23enne prese ad avere paura di Impagnatiello così andò alla polizia.

Dopo tre giorni in cui l’assassino fingeva preoccupazione mandando persino messaggi sul telefono della vittima, arrivò la confessione. Uccise Giulia con 37 accoltellate e poi l’occultò il cadavere per tre giorni. Dopo l’omiciodio il 30enne aveva completamente ripulito la casa e portato il corpo nel box auto avvolto nella plastica.

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Poi lo spostò in cantina ed, infine, anche nel bagagliaio. Fino ad abbandonarlo nel luogo dove, in seguito, le autorità lo hanno ritrovato. Aveva pessino cercato di bruciarlo senza riuscirci. Ora le indagini sono in corso anche per chiarire la veridicità delle dichiarazioni dell’omicida, il quale ha affermato di avere agito da solo, in stato di lucidità e senza premeditazione.

Al vaglio dei Ris, reparto investigazioni scientifiche, ora vi sono tutte le prove accumulate. Le impronte su tutti i flaconi di detersivo, sulla plastica che avvolgeva il cadavere e sui computer. I tecnici si stanno impegnando a cercare nelle apparecchiature elettroniche, con un software specifico, tracce che potrebbero dimostrare la premeditazione, in base alle ricerche online effettuate dall’uomo prima del crimine.

Le analisi del sangue e del Dna per chiarire la dinamica dell’omicidio

Gli investigatori, inoltre, stanno vagliando tutti i filmati delle varie telecamere di sorveglianza per ricostruire ciò che Impagnatiello ha fatto prima e dopo il crimine. Soprattutto nella notte tra il 30 ed il 31 maggio, quando, a suo dire, ha abbandonato il cadavere nei pressi di alcuni garage poco lontani dalla sua residenza.

Il 28 giugno il Ris del nucleo di Parma, inizierà anche gli esami biologici irripetibili, con i confronti, sulle tracce di sangue e Dna ritrovate ovunque nella casa ed evidenziate dal luminol. Inoltre, farà analisi per cercare di chiarire la dinamica dell’assassinio ed il numero dei colpi inferti dopo che la vittima era già morta. Allo stato attaule non ci sono prove che l’assassino sia stato aiutato da qualcuno dopo l’omicidio.

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