Anche se non tutti i vini lo hanno, una volta trovati, dove si buttano i tappi di sughero? Si tratta di una lecita domanda che molti si pongono.
Nell’articolo che segue cercheremo di capire quale è la migliore destinazione, per questo articolo prezioso alla conservazione del vino.
L’Albero del sughero
Se dopo aver “annusato” il tappo del vostro vino, per saggiarne da esperto intenditore la bontà del vino richiesto non sapete che farne, siete in buona compagnia. In effetti molti non sanno dove si buttano i tappi di sughero.
Istintivamente verrebbe da gettarli nell’umido, e per quanto la scelta non sia del tutto errata, questo prodotto di un albero prezioso ha un riciclo tutto particolare che vale la pena conoscere.
L’albero di sughero da cui si preleva questo materiale prezioso , nel suo ciclo di vita ha bisogno di invecchiare dai 20 ai 30 anni, per poter essere sottoposto a quella che viene chiamata in gergo “demaschiatura“.
Si tratta del primo sughero prelevato dalla pianta definito sugherone o sughero maschio. Si presenta sotto forma di uno strato grossolano, ruvido, screpolato e poroso.
Solo in seguito nelle estrazioni che seguiranno ad intervalli di circa 12 anni che il sughero estratto più leggero, compatto e uniforme, viene chiamato sughero gentile o femmina.
Considerato che occorrono circa un minimo 43 anni per cominciare a produrre tappi, si intuisce come agli intenditori di vino si possano sentire “ammosciare” le papille gustative di fronte a un tappo sintetico.
Infatti in questo caso solo i vini cosiddetti giovani che non necessitano di evoluzione, possono essere imbottigliati con un meno costoso tappo sintetico, del quale la destinazione è nota: la plastica.
Quindi una volta appurato che si tratta di sughero, e sperando che il vino non sappia di tappo, sappiamo cosa fare?
Dove si buttano i tappi di sughero?
L’albero di sughero fa parte di quella ricchezza del patrimonio regionale d’eccellenza.
In Italia è noto quello della Sardegna, che da sola fornisce i due terzi della produzione nazionale di sughero e che contribuisce all’assorbimento della CO2.
Appurato che il sughero è un materiale biodegradabile e che come tale può finire nell’umido, sono tante le indicazioni fornite dai comuni che danno questa come destinazione finale.
Tuttavia, proprio la sua composizione e la preziosità di questo prodotto, consente un suo reimpiego ad esempio nei pannelli nella bioedilizia.
Proprio al fine di sensibilizzare i consumatori è stata promossa nel nostro Paese una campagna denominata: “Io sto col sughero“, in cui sono presenti anche occasioni di socializzazione quali il “sugheritivo”.
Il riciclo e trasformazione di questo nobile prodotto della natura, è presente in Italia una organizzazione non lucrativa di utilità sociale.
La cooperativa infatti tratta sia di bioarredamento che di bioedilizia, e provvede sia alla produzione che al suo commercio.
È in questo luogo che la maggior parte della nostra raccolta selettiva arriva. In questo caso il prodotto viene sminuzzato e ricomposto, cosi da andare produrre pannelli granulari. La loro destinazione è come agenti termoisolanti e fonoassorbenti.
Sono diverse i territori in cui sono presenti degli enti che aderiscono ai progetti etici di vario genere.
Alcuni dei centri si occupano di raccogliere i tappi di sughero. Cosa succede se si sbaglia il bidone dove si buttano i tappi di sughero e a quanto ammonta la multa? Come anticipato deve andare a finire nei bidoni dell’umido, ma è importante leggere le indicazioni che vengono date per ogni Comune di residenza. Le multe sono salate e arrivano sino a 620 euro.