Emergenza aviaria nel Bresciano: cani e gatti infetti. Un allarme che sta preoccupando i proprietari di questi animali residenti nella zona di Brescia.
Un aspetto da precisare in questo caso, è che non è detto che gli animali in questione siano malati o che risultino contagiati. L’unica sicurezza è che hanno avuto un contatto col virus e una risposta di tipo anti-corporale. Altri dettagli a tal proposito.
Emergenza aviaria: una notizia incredibile e che suscita molti timori
Questa è una situazione che desta certamente delle preoccupazioni, se si considera poi che si tratta della prima volta di un caso del genere. Infatti si è certificata la trasmissione del virus H5N1 a degli animali che non risultano di tipo selvatico.
La sigla di tale virus equivale a quella che è conosciuta al grande pubblico con la definizione di influenza di tipo aviario.
Difatti ciò che è accaduto nel Bresciano ha lasciato tutti attoniti, visto che un gatto e cinque cani appartenenti a un allevamento della zona risultano ora positivi all’aviaria.
La notizia riguardante questo accadimento si è resa ufficiale nella data del 4 luglio. Ciò tramite il Ministero della Salute che ha provveduto a emettere una specifica nota a svariati istituti.
La propagazione di tale notizia agli enti si è resa necessaria, proprio per metterli al corrente di tale accertamento.
Dunque si tratta della constatazione di una sieroconversione dei 5 cani e di un gatto, che vivono all’interno di un allevamento avicolo di genere rurale.
Una struttura posta nella provincia di Brescia, che ora in seguito a quest’annuncio risulta la sede di un vero e proprio focolaio di H5N1.
Emergenza aviaria: ulteriori dettagli sul virus
Questa forma di virus solitamente si può trasmettere in determinate componenti del settore animale. Difatti si sa che è trasmissibile prima di tutto tra i volatili, ecco perché ora come ora il primo vettore per il contagio è costituito dai gabbiani.
Per esempio nei mesi precedenti si è verificato il ritrovamento di centinai di gabbiani morti sul lago di Garda.
Adesso però le analisi di Ats hanno confermato quello che è accaduto di recente, ossia il passaggio ai mammiferi che già in precedenza si era notato in diverse volpi di tipo selvatico.
Quindi ora è subentrato un incremento del pericolo zoonotico, ovvero il rischio di potersi trasferire nel corpo umano.
La prevenzione e le informazioni correlate a questa forma di virus
Certamente non si tratta di una novità che questa tipologia di influenza possa andare a contagiare pure gli umani. Infatti già risalendo al periodo degli anni Ottanta, si erano verificati dei casi di aviaria nell’uomo.
Un esempio in questo senso è quello avvenuto nelle zone dell’Europa settentrionale e in quelle orientali.
Mentre il passaggio fra i mammiferi, fino a questo momento, non era mai successo.
Dunque proprio per evitare questo rischio, il Governo ha deciso di svolgere una specifica campagna. Quest’ultima ha la funzionalità di monitorare e prevenire dopo l’ultima epidemia inerente il virus fra i volatili.
Questo facendo riferimento a quella avvenuta nel mese di marzo dell’anno scorso.
Fra gli interventi di prevenzione rientrano pure gli appositi controlli degli allevatori. Oltre a coloro che risultano essere dei frequentatori molto assidui delle aziende avicole.
Queste ispezioni si sono basate sull’uso di tamponi e la sorveglianza resta comunque molto attiva, anche se fino a questo momento non si sono verificati dei casi con positività.
Misure aggiuntive
Inoltre si stanno attuando anche delle misure aggiuntive. Per esempio esiste una sorta di vigilanza, utile per scoprire eventualmente le carcasse sul territorio.
Oltre a quella riguardante il settore dei volatili di tipo selvatico.
Si è messo in previsione pure il controllo sui carnivori, ma di quelli che in modo specifico mangiano uccelli che potrebbero risultare infetti.
Poi si procederà col continuo controllo e le analisi apposite nei settori riguardanti gli allevamenti.
Malgrado il grado di rischio almeno per ora sia piuttosto basso, il Ministero comunque suggerisce a tutti di evitare qualsiasi tipo di contatto con gli animali morti.
In ogni caso bisogna ricordare che non c’è la sicurezza assoluta che gli animali citati inizialmente si siano ammalati. Per certo, infatti, si sa unicamente che sono entrati in contatto col virus avendo una risposta anticorpale.