La Guardia di Finanza di Varese ha condotto un’operazione per smantellare un giro illecito di fatture false, un’ingente truffa ai danni dello Stato.
Sotto la lente di ingrandimento sono finite 65 persone, che ora sono indagate. Le fiamme gialle hanno sequestrato inoltre beni mobili e immobili per 52 milioni di euro.
Grazie a un’imponente operazione di controllo portata avanti dalla Guardia di Finanza di Varese, sono stati scoperti degli imprenditori che emettevano fatture false, riguardanti operazioni inesistenti per poi effettuare indebite compensazioni tributarie, sottraendo allo Stato le imposte dovute.
L’indagine ha permesso così di portare alla luce un’associazione a delinquere ben organizzata che si serviva di diversi prestanome ma anche professionisti consenzienti a tutto ciò perché ovviamente guadagnavano la loro fetta, fra questi non solo imprenditori ma anche revisori contabili, commercialisti, consulenti del lavoro, ingegneri e ragionieri.
Creando crediti Iva non veri, la truffa consentiva di intascare una somma importante e una delle metodologie utilizzare per frodare il fisco era la predisposizione di brevetti che non esistevano e di false asseverazioni giurate che formalmente che riguardavano acquisti di beni ammortizzabili e quindi venivano sostenute per acquistare falsi brevetti, il tutto quantificato in diversi milioni di euro.
Questo quanto sostiene l’accusa.
I finanzieri hanno scoperto una vera associazione per delinquere e dopo aver accertato i fatti, sono scattate le denunce per 65 soggetti, verso le quali si sta indagando in maniera approfondita, anche grazie a diversi interrogatori per carpire i dettagli dell’affare criminale.
Sotto il mirino della Guardia di Finanza sono finiti 650 conti corrente, 62 appartamenti e 25 automobili di lusso sparse in tutta Italia, quest’ultimo elemento in particolare ha fatto capire agli investigatori che l’associazione era ben radicata in tutto il territorio italiano.
Un’ampia rete di persone replicava il meccanismo di frode su vasta scala.
Il decreto di sequestro preventivo dei beni è stato emesso dal gip di Napoli e ha interessato 39 persone fisiche e 30 società. Le accuse sono a vari titolo, poiché gli indagati, da quanto emerso, erano in grado di falsificare documenti di ogni genere: fatture fiscali, sigilli di Stato, perizie giurate, fatture e asseverazioni.
Tutto ciò veniva poi utilizzato per creare la documentazione fittizia che serviva per dimostrare che i crediti Iva erano veri, questi venivano poi commercializzati per alimentare il mercato fraudolento.
Il vertice dell’associazione, formata da numerosi prestanome e società cartiere, era n Campania e alla guida di questa struttura ci sarebbe Giuseppe Oliva, casertano di 50 anni.
Secondo i finanzieri era lui a gestire l’intero processo di formazione dei crediti fittizi, mentre a preparare la documentazione che occorreva era il suo braccio destro, Antonio Lombardi, nonché rappresentate di una delle società utilizzate per il losco giro di affari.
Ancora, c’era la 22enne Federica Campopiano che lavorava ai documenti predisponendo anche false domande di finanziamento in favore di terze persone. Come lei anche Francesco Lombardi, che dava consigli tecnici e soluzioni operative per il perfezionamento della frode.
Nel complesso, queste persone che come abbiamo detto sono state aiutate da team di professionisti, hanno evaso l’Iva, le imposte sui redditi e l’Irap per oltre 40 milioni di euro.