In molti pensano che squali e coccodrilli siano gli animali più pericolosi, ma ci sono delle piccolissime creature che fanno molti più morti.
In molte zone del mondo vivono animali molto pericolosi che possono mettere a repentaglio la vita degli esseri umani. Pensiamo a predatori come gli squali, i coccodrilli, i leoni e via dicendo, senza dimenticare gli umani stessi. Eppure la pericolosità di un animale non si basa soltanto sulle sue dimensioni o sulla sua aggressività. Anche creature molto piccole e apparentemente innocue possono rappresentare un serio rischio per la nostra incolumità. Tanto per fare un esempio, le lumache d’acqua dolce sono responsabili di svariate centinaia di decessi ogni anno in tutto il mondo.
Altro che squali: questi animali sono molto più letali
Sembra incredibile, dato che queste lumache sono davvero molto piccole, viaggiano a velocità estremamente lenta e non hanno praticamente alcuna difesa. Non dispongono nemmeno di ‘armi’ per ferire, né tantomeno di veleno. Eppure il sito Statista le posiziona al quarto posto tra gli animali più letali al mondo, dietro solo i cani, i serpenti e le zanzare.
Anche se può apparire assurdo, le lumache d’acqua dolce fanno circa 20.000 morti all’anno in tutto il Pianeta. Ovviamente questi decessi non sono causati da attacchi di questa tipologia di lumache, bensì da ciò che sono in grado di trasmettere agli esseri umani.
Esattamente come i cani, portatori di rabbia (una malattia infettiva che sfocia in un’encefalite spesso letale per esseri umani e animali), e le zanzare, che trasmettono malaria e dengue, le lumache d’acqua dolce ospitano la schistosomiasi, una patologia che l’essere umano può contrarre anche solo nuotando nell’acqua.
Le lumache d’acqua dolce fungono da ospiti per i parassiti della schistosomiasi. Questi ultimi vanno prima a moltiplicarsi nel mollusco, per poi lasciarlo e andare in cerca di altri animali o degli esseri umani.
Un’operazione che avviene molto alla svelta, dato che i parassiti muoiono nel giro di due giorni.
Le larve di questi parassiti, note con il nome di cercarie, penetrano nell’organismo umano attraverso i vasi capillari superficiali. Una volta attaccati gli organi i parassiti della schistosomiasi accumulano uova, scatenando la cicatrizzazione dei tessuti.
Quando avviene ciò si cominciano ad avvertire i primi sintomi della schistosomiasi, spesso letale per molti individui. Un ciclo che riprende da capo quando la persona infetta espelle dal suo corpo le uova del parassita, tramite l’urina o le feci.
Schistosomiasi: come combatterla
Come riportato dagli esperti, la malattia può svilupparsi in forma acuta e cronica a seconda dell’organismo della persona colpita dall’infezione.
In genere si interviene sulla persona infetta con una terapia antiparassitaria: il farmaco maggiormente utilizzato in questi casi è il praziquantel. Dato che la terapia ha una probabilità di successo dell’80%, nel caso non abbia sortito gli effetti sperati è necessario ripetere il trattamento dopo un mese circa.
Nelle situazioni più gravi si può scegliere di intervenire anche chirurgicamente, come ad esempio con l’asportazione della milza e con gli interventi di deviazione vascolare.
Se il trattamento o l’intervento non sono tempestivi la schistosomiasi sfocia velocemente in una mielite trasversa e in un’encefalite che possono causare il decesso.