FEDERICO+BRUGIA+%23%23+Milanese+di+Milano%2C+49+anni%2C+regista
imilanesinanopressit
/federico-brugia-milanese-di-milano-49-anni-regista/amp/
Categories: StivaVideointerviste

FEDERICO BRUGIA ## Milanese di Milano, 49 anni, regista

Federico Brugia, classe 1967, marito di Malika Ayane dal 2011 (lui ha due figlie da una precedente relazione, lei una), è uno dei registi pubblicitari più conosciuti e apprezzati d’Europa. Formatosi al Dams di Bologna, fin dal 1986 affianca allo studio le prime esperienze professionali nella regia di opere audio-visive, spaziando dalla moda alla musica. Dal 1991 ad oggi realizza decine di videoclip e spot, vincitori di numerosi premi in Italia e all’estero. Alcuni dei suoi filmati pubblicitari entrano addirittura a far parte della Fondazione Permanente Audiovisivi del museo Reina Sophia di Madrid. Nel 2012 Brugia ha firmato il suo primo lungometraggio, Tutti i rumori del mare, opera che ha raccolto critiche estremamente positive per sensibilità poetica e rigore stilistico. Al momento, fra i tanti impegni, il regista è alle prese con il soggetto del suo secondo film: storia di un brillante imprenditore milanese che nell’Italia degli anni ’80 rivoluziona il mondo della televisione italiana… In questa intervista Federico Brugia parla degli inizi come dj, i primi lavori nel mondo della moda, gli anni ’80, la Milano segreta, quella di Paolo Grassi e Giorgio Strehler…

Trascrizione videointervista a FEDERICO BRUGIA

Video / 1

Sono nato in zona Magenta da cui, poi, mi sono presto trasferito per andare a vivere sui Navigli, la zona di Milano che preferisco e dove tuttora abito.

MEGLIO REGISTA CHE PAPA
Io (da ragazzo) sognavo di fare esattamente quello che faccio oggi, a parte il periodo – da piccolo . in cui volevo diventare papa o direttore d’orchestra… È stata abbastanza precoce la scelta (di fare il regista), più o meno verso i 12-13 anni, quando mio padre mi regalò una piccola cinepresa Super8. Insomma quella cosa lì volevo fare, e quella cosa lì poi ho fatto.

GLI INIZI NEGLI ANNI ’80
Io sono del ’67 e ho cominciato a lavorare molto presto, quando avevo 18-19 anni, facendo le mie cose. Ho finito il liceo, avevo cominciato a studiare al Dams, all’università di Bologna, e avevo rimandato il servizio militare allora obbligatorio. Mi ricordo che avevo firmato un contratto per un’importantissima casa di produzione dei tempi, la Brw. Un giorno volevano mandarmi all’estero a fare una cosa, ma il problema era che ai tempi chi doveva fare il servizio militare, o civile come nel mio caso, non poteva espatriare. Quindi avevo non pochi problemi a far convivere una vita tra virgolette professionale, che in qualche modo era già in atto, con tutta una serie di impegni che non avevo ancora espletato: laurea, militare eccetera… Milano in questo senso mi aiutò molto perché ai tempi la città viveva un’esplosione di creatività ed energie. Stiamo parlando della Milano del Plastic, della moda, del design che allora cominciava a venire fuori e soprattutto la Milano con quell’energia che adesso un pochino si è persa.

SOGNI POSSIBILI
Era una Milano fantastica in cui se avevi un sogno, e la perseveranza di volerlo portare avanti, non era difficile (realizzarlo). Non che le cose fossero semplici, ma se avevi voglia di seminare il terreno era veramente molto fertile.

DJ + SFILATE = REGISTA
Mi piaceva fare il dj, quindi nella Milano della moda iniziai a propormi per fare le colonne sonore delle sfilate. In questo modo (pensai) entro nel mondo della moda, posso cominciare a portarmi dietro la mia cinepresa super8 e cominciare a fare delle cose – backstage, curiosità etc… – per poi provare a venderle. (Al cliente potrà chiedere) La vuoi comprare? La vuoi mettere nel negozio? Non ho quasi mai perso.

MILANO E LE IDEE NUOVE
Negli anni ’80 e ’90 Milano è stata per antonomasia la città italiana che più di altre – forse insieme a Bologna, ma per altre cose – favoriva lo sviluppo di idee nuove per la pubblicità, i video, la musica. A Roma si fa il cinema e per uno come me che vuole fare il cinema forse… Però penso che oggi come ieri sia la città che favorisce qualsiasi forma di espressione nuova innovativa.

I MILANESI VIZIATI
(Gli altri) Te la fanno un pochino pagare, nel senso che ti trattano un po’ come un viziato, come uno a cui poter dire tranquillamente: ”Vabbè, sei un milanese: per voi è facile la vita…”.

QUI SI FA
Però poi nella realtà contano i fatti e a Milano si fanno i fatti. Che poi è il grande pregio dei milanesi. A Milano le cose si fanno.

LA MODA SENZA ENERGIA
I ricordi belli che ho della famosa Settimana della moda, che era un po’ come il Ferragosto. In Italia si parlava del Ferragosto, a Milano si parlava della settimana della moda, in cui succedeva di tutto. C’erano le feste, la gente vestita strana, le limousine, non si trovavano i taxi… Se pioveva e c’era la moda, e c’era la sfilata di Giorgio Armani, era meglio stare a casa. Non uscivi… Questo si è un po’ perso, non so bene perché e non voglio dire cose sconvenienti. Fatto sta che non c’è più quell’attenzione, forse internazionalità. È così forse perché oggi una sfilata si può vedere anche sul Web, e quindi c’è meno richiamo di persone, non lo so. Di sicuro si è piano piano persa un po’ di energia.

MILANO E LA CRISI
Milano deve ripensare a se stessa perché, nel momento in cui lo fa l’Europa, e anche l’Italia, questa città deve fare altrettanto. Poi, se è vero che Milano è una città che ha sempre dato possibilità, liberato potenzialità, che ha insomma quel famoso terreno fertile, nel momento in cui ci sono problematiche che non investono soltanto Milano ma il mondo intero tante, Milano risponde come sa e può. È piccola, è accogliente, però ha problemi che deve risolvere confrontandosi con un mondo nuovo.

ACCOGLIENZA COME OPPORTUNITÀ
Come in tutte le città industriali il problema è quello dell’accoglienza, il problema dell’integrazione, il problema di scontrarsi con un mondo che sta cambiando ed essere pronti a poter cogliere anche le opportunità. Ecco, Milano spero che accoglierà non soltanto i problemi da risolvere, ma anche le opportunità che questi problemi possono in qualche modo generare.

C’E’ GENTE CHE NASCE A MILANO?
Io penso che sarebbe bello poter dire di Milano fra un po’ che Milano è un po’ come New York. C’è una battuta di Woody Allen che anni fa diceva: ”Ma perché, c’è gente che nasce a New York?”.

GRAZIE MILANO
Il legame con Milano è stato determinante, sono grato a Milano, e poi chi lo sa? Se fossi stato a New York avrei fatto anche di più, o magari anche meno.

Video / 2

Milano non è una città che si dà, non è Venezia né Firenze o Roma. Milano la vedi e dici no…

NON È… MA È… SPLENDIDA
Poi in realtà Milano è splendida e mi manca quando sono fuori. La mia zona, i posti che conosco… Milano in quanto tale ogni volta che atterri a Malpensa o a Linate vorresti ritornare indietro… perché non è come atterrare a New York, però è sempre Milano.

GRIGIA È MEGLIO
Mi becchi in un momento in cui sono molto contento perché io non amo tanto Milano con il sole e adesso sta cominciando a piovigginare, a esserci il buio la mattina… Il grigio di Milano è quella cosa lì, è una cosa che non puoi spiegare, è poesia pura… Milano è di una poesia… Ti vengono in mente le canzoni della Vanoni, non so come dire. I Navigli, la nebbia, la mala…

BASTA LUOGHI COMUNI
L’idea del milanese, dell’industriale, l’idea un po’ vanziniana – senza nulla togliere ai Vanzina – quella cosa lì che ci hanno venduto, e che era vera perché c’è stato un periodo in cui Milano era anche quella cosa lì, insomma, un po’ la Milano di Craxi… Ecco, quella cosa lì ormai non esiste più, cioè l’imitazione del cummenda milanese… Luogo comune non detestabile ma ridicolo.

IL MONDO DIETRO UN PORTONE
Io vivo sui Navigli e ancora oggi scopro di tutto… A volte ci sono questi palazzi che si affacciano sul Navigli, si apre un portone e dentro non c’è un cortile, ce n’è uno poi c’è una vietta e ce n’è un altro, un’altra ancora e alla fine arrivi sull’altro Naviglio… È questa la Milano nascosta, ma anche questo è un luogo comune per l’amor di Dio, però è vero la Milano nascosta è dietro i portoni, dentro un cortile…

UN LUOGO MAGICO
Io condivido con mia moglie un angolo di Milano in particolare, dove tra l’altro avremmo voluto sposarci, una chiesa come San Bernardino alle Ossa, che è stupenda e si trova nella zona universitaria: è un piccolo gioiello…

GRATTACIELI NIENTE MALE
Io con la zona dei nuovi grattacieli all’inizio ho avuto un rapporto un po’ infausto, nel senso che non mi piacevano proprio… Adesso devo dire che più circolo per quella zona, a tutte le ore del giorno, e recentemente sono stato lì spesso per sopralluoghi, e a me più piace?

NUOVA DARSENA? MAH!
La Darsena è un luogo che storicamente, quindi non parlo di estetica ma di storia del posto, non c’entra niente con quello che è stato fatto, non c’entra assolutamente nulla. Per di più, quello che è stato fatto, a mio personale giudizio, non è qualcosa di mirabolante. Dal punto di vista del gusto personale, però, a me come a tanti milanesi – quindi mi faccio forte dell’opinione di molte persone – non è una cosa che ha abbellito Milano.

L’EQUIVOCO PIÙ GRANDE
Pensare che Milano sia soltanto un polo fatto di gente che disegna vestiti, oggetti di design, cose belle… Ecco l’equivoco della superficialità, Milano è mille altre cose.

LA CITTÀ DI GRASSI E STREHLER
Parliamone, di questo. Milano è stata la città di Grassi, Strehler, del Piccolo Teatro. Non è soltanto moda, c’è una Milano molto profonda.

IL CINEMA A MILANO
È molto difficile fare cinema a Milano. Si è determinato che il cinema si debba fare a Roma, a Milano si può fare solo la pubblicità.

IL NUOVO FILM SU BERLUSCONI
La mia (nuova) storia (per il mio nuovo film) ha in qualche modo a che fare (con Berlusconi) perché parla delle televisioni libere degli anni ’80, della fine delle televisioni libere proprio perché a Milano succedevano delle cose nuove. Succedeva che un signore che tutti conoscono aveva creato un canale tv e comprava le piccole televisioni sparse per l’Italia, le piccole televisioni libere. Quindi è un po’ il passaggio dall’Italia provincialotta, che faceva i suoi spettacoli con i dilettanti che imitavano Adriano Celentano e facevano i balletti, all’Italia di oggi che fa le stesse cose però su scala nazionale. Perché oggi si chiama X Factor ma una volta si chiamava Pomofiore

CREDITI
La videointervista e il servizio fotografico a Federico Brugia sono stati realizzati all’interno del Four Seasons Hotel Milan (via Gesù 6/8, 20121 Milano), che si ringrazia per la preziosa e cortese collaborazione.

Published by
andrea_scarpa