Andare in pensione prima del dovuto, è il sogno di migliaia di contribuenti, sia di coloro che hanno faticato per anni prima di trovare un lavoro, sia di chi ancora non ha una posizione lavorativa e infine di chi ha un’età vicina alla pensione ma sa di dover aspettare ancora parecchio tempo prima di potersi riposare come merita.
Nel corso degli ultimi anni la carriera lavorativa in Italia è diventata sempre più pesante e difficile. Si spera che gli anni passino velocemente, eppure è tutto in salita.
Le condizioni e i requisiti che consentono di godere prima della pensione, cambiano continuamente e ad averne la peggio sono sempre e comunque i lavoratori.
In Italia nel corso degli ultimi anni sono state avviate riforme su riforme, avviate modifiche che alla fine dei conti non hanno dato i risultati che si speravano, anzi tutto il contrario. Vedi la riforma Fornero. Questa riforma ha fatto in modo che il lavoro diventasse il peggior incubo dei contribuenti e che la pensione venisse considerata irraggiungibile da chiunque.
Nel corso delle ultime settimane qualcosa è cambiato, sembrerebbe a favore dei lavoratori. Infatti è stato previsto l’assegno straordinario di solidarietà, ovvero la prestazione a sostegno dei lavoratori da parte dei datori. I lavoratori adesso possono andare in pensione cinque o sette anni prima della fine del rapporto lavorativo. Può sembrare assurdo ma è proprio così.
Questi assegni devono essere richiesti dal datore di lavoro per i dipendenti a tempo indeterminato. Il requisito fondamentale è che l’azienda per la quale si lavora sia in fase di ristrutturazione o di riorganizzazione. Ovviamente non si parla di piccole aziende sconosciute, ma di aziende destinatarie di Fondi di solidarietà, Poste Italiane, Credito Cooperativo, credito ordinario, tributi erariali, imprese assicuratrici e così via.
Secondo la legge 119 del 2016, tutti i dipendenti delle aziende di credito quindi delle banche, possono andare in pensione sette anni prima a patto che siano stati raggiunti determinati accordi aziendali. La modifica della legge è stata comunicata nelle precedenti ore, tramite un messaggio pubblicato dall’INPS. Nel comunicato è stato specificato che il fondo andrà ad erogare l’assegno per sette anni. Il tutto soltanto a patto che la domanda del contribuente venga presentata entro il 30 novembre.
I dipendenti che maturano i requisiti entro il periodo indicato possono andare in pensione sette anni prima, durante i quali quindi spetta al datore di lavoro, versare i contributi per garantirgli la pensione anticipata o la pensione di vecchiaia. Subito dopo la cessazione del rapporto lavorativo, viene liquidato un assegno con il pagamento di tutti gli arretrati.
L’interessato successivamente dovrà presentare la domanda per la pensione, l’assegno in questo caso sarà pari al trattamento di pensione di vecchiaia oppure di pensione anticipata. A questo si aggiunge poi il pagamento che copre il periodo durante il quale l’azienda ha versato la contribuzione.
Con il nuovo governo è iniziata una sorta di rivoluzione delle pensioni, con l’obiettivo di modificare un sistema che da anni mostra crepe e falle importanti delle quali i contribuenti italiani si lamentano da sempre. Tra i cambiamenti più importanti, i soldi guadagnati nel corso del tempo con l’iva, risparmiati sulle accise, investiti oggi così come in futuro sulle pensioni. Grazie al ricalcolo alcune pensioni sono aumentate e non solo, perché potrebbero crescere ancora in futuro.