Un poliziotto è stato sospeso dal servizio, per aver commesso un reato parecchio grave. Alle ore 20:52 del 30 giugno 2019 un tassista consegnava all’agente in questione un portafogli Prada con dentro €250, dichiarando che era stato perso da un cliente che lo aveva dimenticato dentro il taxi.
Oltre i soldi, dentro il portafogli erano presenti anche i documenti di identità del proprietario. Il poliziotto che all’epoca aveva 26 anni aveva scritto un verbale, dichiarando di aver ritrovato un portafogli marca Fossil con dentro €10, nella serata del 30 giugno alle ore 23:40 vicino all’ingresso della Questura.
Purtroppo però la realtà era ben diversa. Nelle sue dichiarazioni erano stati trascurati parecchi dettagli, è stata per esempio totalmente omessa la presenza del tassista, il fatto che il portafogli fosse in realtà Prada e contenesse ben 250 euro.
A seguito delle indagini, i colleghi dichiarano che molto probabilmente il poliziotto ha tenuto per sé sia i soldi che il portafogli commettendo un reato gravissimo soprattutto indossando una divisa.
L’accusa rivolta nei confronti del poliziotto è proprio questa: sarebbe stato lui a scegliere di compilare un atto falso, per poi consegnare qualcosa di diverso rispetto a ciò che era stato ritrovato dal conducente del taxi e tenere per sé il tutto. L’accusa ha superato tre gradi di giudizio ed è diventata un processo a tutti gli effetti.
La cassazione ha deciso di respingere l’ultimo ricorso, confermando la condanna del poliziotto a due anni, ovviamente con la sospensione della pena per reato di falsità ideologica e materiale, peculato e depistaggio. La prova di colpevolezza si può desumere da tanti elementi che insieme consentono di dimostrare che il poliziotto ha commesso il reato senza coinvolgere terzi.
Si inizia con le immagini delle telecamere in cui si vede il tassista che consegna il portafogli all’agente. Poi una volta andato via, si nota che l’agente entra nel gabbiotto ed esce senza avere in mano nulla.
La difesa ha usato queste immagini a suo favore, sostenendo che non ci fosse alcuna certezza di quanto ipotizzato. L’avvocato difensore dichiara a questo proposito che per condannare una persona, chiunque essa sia, si deve essere in possesso di prove che vadano oltre ogni ragionevole dubbio. In questo caso nessuno ha delle prove certe. Per esempio si potrebbe anche ipotizzare che siano coinvolti altri poliziotti di guardia.
La Suprema Corte contrariamente a ciò, conferma l’esito degli accertamenti. Crede anzi che sia più che plausibile che il poliziotto abbia tenuto per sé il portafogli con il contenuto.
L’uomo era già stato sospeso dal servizio in via cautelare, adesso si aprirà per lui un procedimento disciplinare. La sanzione che andrà a pagare sarà certamente più grave e pesante di quella che sospettava, perché per lui è prevista la destituzione. Un atto che a primo impatto poteva certamente sembrare di poco conto, ha messo in discussione la sua carriera.