Gli inquirenti cercano le prove della premeditazione per l’omicidio di Giulia Tramontano

Dalle analisi dei vari computer di Impagnatiello si cercano le prove della premeditazione dell’omicidio di Giulia

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Giulia-Imilanesi.it

Nella casa di Senago, teatro della tragedia, gli inquirenti hanno trovato dei computer ed un tablet appartenenti all’assassino, mentre non hanno ancora rinvenuto il cellulare della vittima. I dati contenuti nei pc, verranno da loro vagliati per cercare di capire se l’omicida avesse premeditato il delitto.

Alla ricerca di nuove prove dunque. I tecnici oggi, giovedì 15 giugno, cominceranno ad esaminare i dispositivi. Alessandro Impagnatiello, trentenne, ha ucciso la sua fidanzata incinta di sette mesi, con 37 coltellate. Lui era il padre del figlio che doveva nascere e che si sarebbe chiamato Thiago.

Aveva anche un’altra relazione con una giovane che lavorava come cameriera nel locale di Milano, dove lui era barman. Questa era convinta che Alessandro fosse libero e che la storia precedente fosse finita. Lui la portava anche nella casa che condivideva con la vittima. Ma ad un certo punto la ragazza ha cominciato a dubitare ed ha deciso di contattare Giulia.

I fatti così come si sono svolti secondo l’omicida

Le due si sono trovate ed hanno affrontato la situazione con calma e pacatezza, decidendo di incontrare insieme Alessandro. Lui non ha accettato e la stessa sera Giulia è sparita. Dopo averla uccisa Alessabdro ha preso il telefono della vittima ed ha risposto ad alcuni messaggi mandati dalla cameriera, la quale, dal tono ha notato subito che qualcosa non andava.

Era già spaventata dai comportamenti di lui che insisteva per vederla da solo e lei non voleva. Impagnatiello ha denunciato la scomparsa della fidanzata e dopo aver ripulito perfettamente la casa ha cercato di bruciare il cadavere senza riuscirci. Lo ha poi avvolto nella plastica e nascosto in macchina per poi abbandonarlo nelle vicinanze dei box.

Dopo qualche giorno l’assassino ha però confessato raccontando i fatti. Il primo giugno è finito in carcere. Ha riempito i verbali e risposto agli interrogatori dichiarando di non avere premeditato il fatto e di avere agito da solo. Ci sono, però, delle incongruenze che portano gli inquirenti a voler andare più a fondo.

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Il consulente, adempiendo al mandato del giudice risponderà ai quesiti di natura tecnica. Porterà argomentazioni e dimostrazioni sulle tesi sostenute, in modo da aiutare il tribunale nella deiibera. Si tratta dell’incarico peritale emesso per effettuare l’analisi dei dispositivi sequestrati nella casa di Senago.

E’ un passaggio molto importante per l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo. L’assassino quattro giorni dopo la confessione ha fatto ritrovare il corpo della vittima. Ma i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e della Compagnia di Rho stanno conducendo tutte le analisi per ricostruire l’intera vicenda.

Il Ris al lavoro per verificare se c’è stata premeditazione

Il fine è cercare messaggi o ricerche on line fatte prima del delitto e dopo, per valutare se avesse premeditato l’assassinio e se qualcuno poi lo avesse aiutato ad occultare il corpo. Il Ris, reparto investigazioni scientifiche, si occuperà degli accertamenti sulle impronte isolate nella casa e sul cellophane usato per avvolgere il cadavere.

Inoltre, si occuperà di identificare l’arma usata, tra i coltelli sequestrati. Il reo ne ha indicato uno con una lama da 6 centimetri. Anche su questo punto, però, gli investigatori hanno dei dubbi. Inoltre gli esami autoptici dovranno chiarire se Giulia aveva ingerito sostanze particolari.

Nello zaino del compagno, infatti ,gli agenti hanno trovato veleno per topi, che potrebbe aver causato danni al bimbo. Un’altra incongruenza riguarda il telefono cellulare di Giulia, che Impagnatiello dice di avere gettato dentro ad un tombino, ma i carabinieri non lo hanno trovato. Per cui le indagini ricostruiranno tutti i movimenti fatti dall’accusato prima e dopo il femminicidio.

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