I consiglieri del Pd in visita ispettiva al Cpr di Milano

Alcuni consiglieri del Pd hanno toccato con mano “la totale inutilità” del Centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli a Milano

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Cpr Milano-Imilanesi.it

La visita ispettiva presso il centro di permanenza per i rimpatri non ha dato buoni frutti. I commenti dei consiglieri del Pd sono stati molto critici, valutando la struttura come del tutto inutile. Segnalata anche la presenza di minori e di casi di autolesionismo. Dal Comune sono giunti sia alcuni rappresentanti della maggioranza che dell’opposizione.

Venerdì, durante la mattinata, al Cpr di via Corelli a Milano hanno testato con mano ciò che vi accade. Gli esponenti del Pd, Daniele Nahum e Alessandro Giungi hanno dichiarato apertamente che si tratta di una realtà non solo inutile ma anche la dimostrazione evidente del totale fallimento della legge che l’ha sostenuta.

Cpr di Milano

La struttura non è completamente agibile per la chiusura di aree in cui vi sono lavori in corso. Gli operatori hanno, dunque, accompagnato gli esponenti del Comune nella zona aperta ed hanno esposto anche le vicende che accadono. Li hanno informato che in svariate occasioni nel centro sarebbero arrivati anche dei minori.

Successivamente li hanno accompagnati in un’altra sede, ma solo dopo un esame radiologico. Questo passaggio  secondo quanto dichiarano i delegati comunali è inaccettabile e, naturalmente, deve essere evitato in ogni modo possibile. Ma non è l’unico punto critico. Gli addetti hanno anche denunciato casi molto frequenti di autolesionismo.

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Cpr Milano-Imilanesi.it

Si aggiungono, inoltre, molti detenuti che hanno dichiarato di avere problemi psicologici o psichiatrici.Problematiche queste che non possono trovare soluzione in un Cpr, ma, al contrario, possono aggravarsi. Infine, nel Cpr stazionano anche persone che hanno la residenza in Italia da 20 anni e che dovrebbero essere rimandati in Paesi in cui non hanno più alcun legame.

La funzione del Centro, salvo che per un periodo che va dal 2014 al 2018, è sempre stata quella di detenzione amministrativa per il rimpatrio di tutti coloro che sono presenti sul nostro territorio, senza regolare permesso. Si definisce detenzione amministrativa proprio perché i migranti al suo interno vengono privati della libertà anche se non hanno commesso alcun reato penale.

Le procedure di espatrio troppo lunghe

Ma non possono rimanere in Italia perché privi di documenti. La procedura per il rimpatrio è stata effettuata, durante il corso del tempo, in tempistiche  diverse. Ma ora è stata fissata in  90 giorni, secondo quanto stabilito dalle modifiche ai decreti sulla sicurezza. Il ritorno nella patria di origine però, non dipende sol dal nostro Stato o dalla volontà dell’interessato, ma anche dal Paese in cui deve avvenire il trasferimento.

Ci devono essere accori bilaterali per cui i migranti devono trovare riconoscimento giuridico. Questo è uno dei motivi per cui molti casi non hanno una buona esito. La legge Turco, Napolitano, CIE, risale al 1999, e il centro si chiamava CPT centro di permanenza temporanea. Ribatezzato poi, nel 2002, CIE, centro per l’identificazione e l’espulsione con legge Bossi, Fini,

Infine nel 2017 ha assunto la definizione attuale. La funzionalità è comunque sempre stata la stessa. Tra il 2004 ed il 2014, la cattiva gestione, a livello nazionale, è stata evidente. Molte situazioni protratte, migranti in aumento ed il divieto di poter parlare con la  stampa.

Dopo numerose rivolte interne molti CIE chiusero. Quello di via Corelli ha riapeto nel 2014 come CAS, centro accoglienza straordinaria. Ha avuto, nonostante le molte criticità, anche molte esperienze di integrazione positive e riconosciute.

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