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Cronaca

I genitori del ragazzo arrestato per terrorismo: “È tutto un equivoco”

Per la famiglia del ragazzo arrestato a Bergamo e accusato di preparare un attentato terroristico, si è trattato di uno sbaglio

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Per i genitori scoprire che il proprio figlio è stato arrestato per un presunto attacco terroristico deve essere sconvolgente. E’ il caso della famiglia del 17enne di Bergamo, scoperto ed arrestato dalla Digos di Brescia e Bergamo perchè sospettato di preparare un attentato proprio nella zona in cui vive. Ma per il papà e la mamma è tutto un equivoco.

Si era avvicinato, sì, a certi gruppi on line, ma era, comunque, estraneo a certi ambienti. Aveva fatto, sì, delle ricerche on line, ma, sempre secondo la famiglia, sono state equivocate. Per loro il figlio non sarebbe coinvolto in nessuna azione terroristica, ma le prove che hanno raccolto gli agenti della polizia sembrerebbero dire il contrario.

Preparava incendi dolosi sulle colline

Secondo le indagini condotte dagli agenti della Questura di Bergamo, il ragazzo sarebbe stato pronto ad entrare in azione. Secondo il suo piano doveva incendiare delle zone sulle colline tra Ponteranica e Alzano. Gli agenti, inoltre, stavano monitorando i siti che il giovane visitava giornalmente ed è per questo che lunedìì scorso, 29 maggio, i poliziotti lo hanno arrestato.

L’accusa è di associazione con finalità di terrorismo, addestramento, apologia e istigazione a delinquere aggravate. La storia del 17enne non sembra essere stata facile fin da piccolo. Arrivato dal Camerun, a scuola, secondo alcune testimonianze di chi lo conosce, veniva bullizzato in classe anche da parte degli insegnanti.

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Potrebbe essere il movente per cui il ragazzo avrebbe deciso di aderire a certi gruppi. La famiglia continua a difenderlo affermando che il loro figlio è molto appassionato alla storia dell’Islam. Ma le indagini hanno portato a disegnare tutto un altro quadro. La questura ha infatti precisato che l‘operazione di monitoraggio ha avuto inizio proprio da alcuni video postati dal ragazzo.

Gli investigatori hanno trovato messaggi molto simili anche sul suo cellulare: video di esecuzioni, manuali sull’uso delle armi e metodi su come confezionare ordigni esplosivi. Diffondeva, poi, il materiale raccolto esortando altri ragazzi come lui ad entrare in azione. Era evidente come la sua propaganda jihadista riconducesse all’Isis.

Segretezza delle indagini

Sul sito di Poliziamoderna si legge che la radicalizzazione del ragazzo è stata piuttosto rapida. I video sui social di propaganza jihadista che riconducono al modus operandi dell’Isis e la pubblicazione di messaggi che spronavano altri ragazzi all’azione violenta, non hanno lasciato dubbi sulle intenzioni del 17enne.

Ora il 17enne è nel carcere Beccaria di Milano. Secondo il suo avvocato Gabriele Pellicioli ciò che sta emergendo non sembrerebbe corrispondere alla realtà dei fatti e continua:

“Bisogna tutelare la segretezza delle indagini in corso, a maggior ragione visto che è interessato un minore, il quale renderà la propria versione, certo di chiarire tutti i dubbi».

Published by
Liana Cinelli