Il ragazzo di 15 anni che ha colpito sua madre mandandola al pronto soccorso con il setto nasale rotto ora rischia una denuncia
L’episodio del figlio adolescente che ha rotto il naso alla mamma in seguito ad una sua ramanzina è emblematico dei tempi che stiamo vivendo. Sempre di più si incontrano persone, giovani e meno giovani, che si perdono nello schermo del loro smartphone non rendendosi conto del tempo che passa.
Ma, se per un adulto, la decisione è solo sua, per un adolescente minorenne è il genitore che deve dire basta. Ed è quello che ha provato a fare la mamma di un adolescente di 15 anni, ad Inveruno, alle porte di Milano. Purtroppo la cosa non è finita bene. Il ragazzo non ha accettato di buon grado la richiesta della madre e l’ha colpita sul naso con un pugno.
La violenza di tale gesto ha portato la donna a chiamare i soccorsi. Il naso era grondante di sangue. Infatti, i soccorsi sanitari arrivati sul luogo della violenza domestica, hanno prestato i primi soccorsi. In seguito hanno accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Magenta la mamma per ulteriori cure, visto che aveva subìto la rottura del setto nasale.
Il ragazzo, dopo aver colpito la mamma, aveva raccolto alcuni oggetti personali e si era allontanato da casa. I carabinieri, arrivati anche loro sul posto, hanno iniziato le dovute indagini per comprendere meglio la dinamica dell’accaduto. Si tratta di un caso di violenza domenstica, anche se il ragazzo coinvolto è ancora minorenne.
Potrebbe, quindi, essere denunciato. Quando le forze dell’ordine riusciranno a parlargli, cercheranno di capire se sia stato autore di qualche altro tipo di maltrattamenti sempre verso sua madre o un altro famigliare. Potrebbe essere necessario anche l’intervento dei servizi sociali, in modo da chiarire meglio le dinamiche che intercorrono all’interno della famiglia.
Secondo la legge, l’imputabilità penale si acquista al compimento del 14° anno di età. Ciò significa che il ragazzo è in grado di rispondere penalmente delle sue azioni. In questo caso, ovviamente, verrà giudicato da un tribunale apposito, specifico per trattare casi imputati a minorenni e che beneficieranno sempre della riduzione della pena.
Non potrà, però, essere allontanato dalla famiglia, proprio, in quanto minorenne. La ragione è abbastanza ovvia, il giudice dovrebbe cacciare dalla casa famigliare un adolescente ancora non in grado di badare al proprio sostentamento. Insomma, un’altra triste vicenda scaturita, ancora una volta, dall’uso indiscriminato della tecnologia.
Per molte persone si tratta di una vera e propria dipendenza digitale. Spesso, insegnare ai propri figli il corretto uso dei dispositivi elettronici non è così scontato. Noi adulti dovremmo vedere eventuali segnali di disagio prima che sia troppo tardi. Sarebbe opportuno pensare di offrire alternative che portino a favorire la socialità, piuttosto che l’allontanamento dagli altri coetanei.
La tecnologia è sicuramente una risorsa, ma quando se ne abusa, può diventare un’ossessione che ci allontana dal mondo reale, danneggiando e non sviluppando la nostra parte di interazione con gli altri. Sarebbe sufficiente trovare un equilibrio, quello giusto, tra l’uso dello smartphone e le passeggiate all’aria aperta.