Il conducente che ha ucciso due donne al casello era stato giudicato incapace di intendere e volere

Il conducente di 39 anni, che ha travolto Laura Amato e Claudia Turconi che si trovavano al casello autostradale Ghisolfa sull’autostrada A4 Torino – Milano, uccidendole, è stato scarcerato perché giudicato già nel 2016, incapace di intendere e di volere. 

incidente al casello
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La notizia viene rilasciata dal Corriere della Sera. Nonostante la sua condizione di salute l’uomo nel 2018 avrebbe conseguito anche la patente di guida. Trasformata da marocchina a italiana senza alcun controllo effettivo.

L’incidente si è verificato il 18 febbraio 2023, alle ore 2:30 di notte. Dopo essere stato sottoposto ai controlli per droga e alcol, è emerso che aveva fatto uso di cannabis o benzodiazepine qualche ora prima.

La ricostruzione delle forze dell’ordine, ecco come sarebbe andata

Le forze dell’ordine hanno provveduto alla ricostruzione dell’incidente praticamente nell’immediato per cercare di capire cosa sia successo. Secondo le ricostruzioni dei fatti il conducente sarebbe arrivato sulla A4, alla velocità di 150 km orari, travolgendo l’auto con le due donne ferma al casello.

Non avrebbe nemmeno provato a frenare il veicolo per evitare l’impatto, causando lo schianto per le due donne letale. Infatti sono morte sul colpo. L’uomo due giorni prima aveva avuto una crisi, a seguito della quale la moglie gli aveva consigliato di andare in ospedale per la prescrizione di alcuni farmaci tranquillanti.

Cosa sarebbe successo nel corso delle ore precedenti all’impatto per le due donne, mortale

Dalla struttura ospedaliera però sarebbe stato allontanato, al momento non si conosce il motivo. Poi sarebbe ricomparso il giorno dopo all’aeroporto di Malpensa. Allo scalo dell’aeroporto sarebbe stato respinto e mandato al presidio medico, dove gli sarebbero state somministrate almeno 50 gocce di tranquillante.

Poi sarebbe stato mandato all’ospedale di Gallarate, dove lo avrebbe preso il cugino, per accompagnarlo all’auto parcheggiata a Malpensa. L’uomo lo attendeva a casa, dove avrebbe potuto riposarsi ma il conducente lì non è mai arrivato. Inizialmente, per strada, si sarebbe fermato per riposarsi qualche istante.

Poi, sempre secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, si sarebbe rimesso in viaggio e a causa delle sue condizioni, si sarebbe verificato l’incidente mortale. Adesso il conducente è ricoverato in psichiatria al San Carlo di Milano, non è mai stato sottoposto a Tso. Dopo l’impatto è stato sequestrato anche il suo cellulare per capire se mentre era alla guida, stava chiamando o mandando messaggi. Gli accertamenti eseguiti dal pubblico ministero Paolo Filippini, avrebbero portato a delle amare scoperte.

Le scoperte arrivate a seguito degli approfondimenti eseguiti dal PM Paolo Filippini

In primo luogo si è scoperto che conducente nel 1995, è stato in cura per diversi mesi presso diversi centri psicosociali. Poi nel 2015 è stato accusato di rapina e di resistenza a pubblico ufficiale oltre che lesioni. Successivamente sarebbe stato prosciolto, perché giudicato incapace di intendere e di volere.

auto incidentata
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Probabilmente nonostante i fatti e le rispettive evoluzioni, la pericolosità dell’individuo non sarebbe stata riconosciuta in tempo. Non a caso sarebbe anche riuscito a convertire la patente marocchina in patente italiana senza controlli, accertamenti e approfondimenti. In caso contrario, chi di competenza avrebbe negato il rilascio del documento di guida per evitare conseguenze come quelle che purtroppo adesso conosciamo tutti.

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