Il fidanzato di Yana Malayko, la ragazza di 23 anni ritrovata morta l’1 febbraio, dopo due mesi di carcere, ha confessato di averla uccisa ma di non averlo fatto con quell’intenzione. L’omicidio non sarebbe stato premeditato o intenzionale.
A dichiararlo è stato proprio Dumitru Stratan, il 33enne moldavo arrestato il 21 gennaio e accusato di omicidio volontario premeditato, oltre che di occultamento di cadavere.
La giovane ucraina Yana Malayko, secondo gli accertamenti e le verifiche del medico legale, sarebbe morta a causa di forti colpi allo sterno. Si pensa che il più forte, quello che potrebbe averla uccisa, sia stato un pugno.
Dal primo giorno di reclusione, il giovane Stratan si è avvalso della facoltà di non rispondere, probabilmente sotto indicazione del suo legale. Poi nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo, in maniera del tutto inaspettata ha chiesto di essere sentito dal procuratore capo Manuela Fasolato e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova.
A questo punto ha raccontato la sua versione dei fatti e ha ammesso di aver ucciso la sua ragazza, Yana Malayko, dichiarando di non averlo fatto con premeditazione. L’interrogatorio è stato videoregistrato.
Il ragazzo ha raccontato che la sera tra il 19 e il 20 gennaio, era in compagnia di Yana Malayko nell’appartamento in cui convivevano, situato al piazzale Resistenza, Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova.
All’improvviso è iniziata una discussione a seguito della quale avrebbe colpito la ragazza all’altezza dello sterno con lo scopo di allontanarla da lui, invitandola ad andare in un’altra stanza. Purtroppo però uno degli ultimi colpi è stato fatale.
Qualche minuto dopo si sarebbe reso conto che la ragazza in realtà era morta. Il delitto, secondo quanto da lui raccontato sarebbe andato oltre l’intenzione. Per quanto possa essere stato chiaro, il racconto però ha dei punti di contrasto importanti che non coincidono con quanto riportato e scoperto dai carabinieri di Mantova e del Ris di Parma. Si tratta di elementi importanti, che fanno la differenza.
Tra i tanti elementi discordanti si trovano innanzitutto le tracce di sangue ritrovate sulle lenzuola, sugli indumenti, sulla testiera del letto, sul trolley e sugli asciugamani. Queste macchie fanno pensare altro. Infatti un solo colpo al torace, non avrebbe mai potuto provocare delle perdite tanto abbondanti.
Peraltro sul corpo di Malayko sarebbero stati rinvenuti anche dei segni di percosse, tra volto e collo. Per cui il colpo allo sterno non sarebbe stato l’unico o comunque quello decisivo. Davanti a queste obiezioni, Stratan sarebbe rimasto fedele alla sua versione. Si passa quindi all’occultamento di cadavere, sul quale il giovane ragazzo non sarebbe stato in grado di fornire spiegazioni o dettagli. In merito all’argomento dichiara di non ricordare nulla.
Le investigazioni andranno avanti con lo scopo di valutare i fatti e scoprire cosa sia successo davvero quel giorno. Gli accertamenti sono in corso. Intanto il giovane rimane in carcere per scontare la sua pena.