Gli amici lo cercavano da tempo, lanciando appelli anche attraverso i social, non sapevano ancora che non lo avrebbero più rivisto
Pier Attilio Trivulzio aveva scritto articoli per varie testate giornalistiche. La sua passione erano i motori, ma si occupò anche di altro. Era la memoria storica dell’autodromo di Monza, non aveva parenti nè figli. Scrisse anche un libro “Nato per correre, La vera storia di Lorenzo Bandini” nel quale racconta la storia di un pilota modesto senza atteggiamenti da divo.
All’interno vi sono anche alcune fotografie d’epoca che lo ritraggono durante le competizioni. Ma si dedicò anche ad situazioni difficili sulla ’ndrangheta. Fu nota la sua inchiesta scottante che supportò con un lavoro attento e molto approfondito di indagine sul Magic Movie di Muggiò. Nato come cinema era poi divenuto una delle mete dei tossicodipendenti, dello smaltimento dei rifiuti di ogni genere e del vandalismo, più conosciute della Brianza.
Il giorno 17 marzo è stato trovato senza vita presso la sua abitazione. Dai referti si apprende che la sua morte è stata per cause naturali e risale almeno ad agosto. Viveva nel quartiere San Agabio nella città di Novara, dove si era trasferito dopo la pensione. Nella zona non aveva legami o conoscenti per cui nessuno lo cercava.
I suoi amici di vecchia data erano invece in Brianza, da dove è partito l’allarme per la ricerca. Da troppo tempo non avevano più sue notizie. Le forze dell’ordine hanno così cominciato le ricerche. Da qui il ritrovamento. I vigili del fuoco, dopo aver forzato la porta dell’aappartamento, hanno rinvenuto il suo corpo già in stato mummificato.
Per gli accertamenti legali vi erano anche gli agenti della questura ed il medico legale. Pier Attilio aveva 83 anni. Durante la sua vita da giornalista aveva lavorato per l’Ansa e per vari giornali molto diffusi e conosciuti quali il Giorno, l’Espresso e la Notte. Era stato anche pilota automobilistico e per questo amava molto questo mondo.
La sua specializzazione lavorativa era dunque rivolta proprio alle automobili da corsa. Qui era stimato e conosciuto anche da grandi personaggi, come testimonia l’ex collega Marco Pirola, giornalista sportivo nel Gran Premio del 2009. In quella giornata, racconta Marco, lui era seduto accanto a Pier, conosciuto come Pat, quando all’improvviso una voce inglese lo saluta con una pacca sulla spalla.
Si trattava di Jackie Stewart, una delle leggende dell’automobilismo di tutti i tempi. Lo chiamava old friend, mentre si allontanava a braccetto con lui. Pirota rimase sorpreso, convinto che molte delle storie raccontate dal povero Pat fossero anche inventate. Pirola ha anche dichiarato che:
“Pier Attilio Trivulzio se ne è andato come aveva sempre vissuto. Un fantasma. Solo. Come del resto lo era stata la sua esistenza. Quando eravamo a L’Esagono ero uno dei pochi che riusciva a contenere la sua esuberanza giornalistica”.