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Politica

Il Ministro Santanchè vuole intervenire sugli affitti brevi

Secondo il Ministro del turismo Santanchè, la situazione riguardante gli affitti brevi va rivista con una proposta di legge entro giugno

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Prima di poter intervenire a livello normativo è necessario fare accertamenti per mettere ordine nel caos attuale, attraverso una mappatura delle strutture a livello nazionale. Durante le vacanze pasquali le zone turistiche hanno registrato un grande afflusso. Questo ci fa sperare in una ripresa del settore dopo gli anni di blocco totale e parziale che abbiamo alle spalle.

L’Italia ha una vastità immensa di bellezze, sia naturali che architettoniche ed artistiche. Una risorsa che può portare ad una forte ripresa anche In ambito economico. Le nostre meravigliose città d’arte sono una fortissima attrattiva sia per gli italiani che per gli stranieri. I turisti cercano alloggio, non solo nelle strutture alberghiere, ma, spesso, anche appartamenti disponibili per pochi giorni.

Questi sono definiti nel settore come affitti brevi. E’ proprio riguardo a questi che il governo si propone di apporre dei cambiamenti attraverso una stretta con nuovi interventi e nuove regole. La richiesta è stata fatta anche dai sindaci di molte città che vorrebbero una maggiore chiarezza a tutela dei cittadini.

Nuove regole per gli affitti brevi

Il ministro ha accolto la richiesta ed ha cominciato a valutare meglio la situazione. Ha trovato una situazione piuttosto confusa, con  poche regole normative, per cui lei stessa farà una proposta di legge al governo. Nel suo intervento spiega che c’è la prioritaria necessità di regolamentare in modo più restrittivo l’assetto degli affitti brevi e quello dei bed and breakfast, in continua diffusione.

Soprattutto nelle zone metropolitane. Nelle valutazioni parlamentari dovranno anche essere considerate le varie specificità. Nei borghi ad esempio, dove mancano le strutture alberghiere la riflessione cambia. Ce ne sono oltre 5mila nel nostro Paese, per cui, per permettere il turismo dovranno essere utilizzate le formule degli affitti a breve termine.

L’intento del ministro non è assolutamente quello di impedire alle famiglie di poter affittare una stanza o un appartamento. Piuttosto è quello di impedire le gestioni multiple di decine di alloggi insieme. La normativa attuale è troppo generica e non è applicata. Per questo la Santanchè ha intenzione di regolamentare in attesa, anche, delle future mosse della Unione Europea.

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Il Ministro ha partecipato a degli incontri con le associazioni di categoria per definire meglio gli interventi da fare. Il prossimo passo è quello di avere una visione globale sulla ubicazione delle strutture che attuano questo tipo di gestione. Serve, cioè, una vera mappa indicativa su tutto il territorio italiano.

Alcuni sindaci hanno proposto da tempo di utilizzare delle piattaforme per questi appartamenti. Matteo Lepore, primo cittadino di Bologna aveva avuto l’idea di autorizzare gli affitti brevi sopra i 90 giorni annui, rilasciando degli appositi permessi quinquennali. Naturalmente le licenze dovevano essere concesse in base a delle prerogative particolari riguardanti la zona.

Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, è da tempo impegnato in questo ambito. Non si tratta di un problema singolo o localizzato, ma al contrario molto diffuso e dislocato ovunque. Nardella si augura di poter presto confrontarsi con il ministro per un adeguato intervento, non solo sul suolo fiorentino, ma su quello nazionale.

Confedilizia con altre 12 organizzazioni dissentono

Non tutti sono d’accordo su questo intervento. La Confedilizia insieme ad altre 12 organizzazioni del settore hanno manifestato il loro dissenso. Anche loro sostengono l’interesse comune ad un chiarimento della legge vigente, ma non ritengono necessaria invece la creazione di nuove regole.

Anzi, addirittura fanno richiesta al governo di abolire due norme esistenti. La prima riguardante il comune di Venezia, che ha la facoltà di limitare gli affitti brevi nel centro storico. L’altra riguarda invece la normativa che prevede la trasformazione giuridica di chi gestisce più case di proprietà, da privato ad  imprenditore.

Propongono anche la riduzione ad un unico adempimento per le comunicazioni alla questura sui dati e le informazioni richieste. Inoltre, vorrebbero anche la cancellazione delle diversità regolamentative regionali a favore invece di un’uniformità nazionale. Infine le associazioni di categoria vorrebbero l’ attivazione del Codice identificativo nazionale, introdotto nel 2019, ma non entrato mai in vigore.

Published by
Liana Cinelli