Enea, il neonato lasciato a Pasqua alla clinica Mangiagalli è stato adottato. Per lui una nuova identità ma soprattutto una nuova famiglia adottiva, che gli darà tutto ciò che qualsiasi bambino al mondo, dovrebbe avere.
Il piccolo Enea, era stato lasciato dalla sua mamma il giorno di Pasqua in ospedale alla clinica Mangiagalli di Milano perché impossibilitata a prendersene cura come avrebbe meritato.
La loro storia è finita su tutti i giornali, programmi televisivi, social compresi e ha commesso l’Italia intera che ha sempre sperato in un lieto fine per il piccolo rimasto senza mamma.
Per fortuna in effetti la storia di Enea è finita nel migliore dei modi, tutto grazie al tribunale che ha scelto per il bimbo una famiglia composta da due genitori Lombardi che si prenderà cura di lui, per sempre. La presidente del tribunale Maria Carla Gatto ha sottolineato che la mamma che ha scelto di lasciare il piccolo in ospedale non appena nato dimostrando di essere una donna forte e responsabile.
La madre naturale di Enea infatti ha fatto una scelta saggia che purtroppo in poche riescono a fare. In questo modo gli ha assicurato un bel futuro. Ricordiamo che partorire in anonimato oggi è possibile e non è affatto una stranezza o qualcosa di cui avere paura o vergogna. Anzi è un gesto di grande onore, che chiunque in queste condizioni dovrebbe seguire per aiutare il nuovo arrivato.
Dopo che la mamma di Enea, ha scelto di lasciarlo in ospedale, gli operatori si sono occupati di lui. Il tribunale dei minori ha selezionato 5 coppie idonee all’adozione del piccolo, che avevano portato a termine l’iter per la richiesta di adozione di un bambino da tempo. L’iter in genere dura un anno e soltanto dopo si può richiedere di adottare un bimbo.
Alla fine per lui è stata scelta una famiglia ritenuta in grado di occuparsene e preoccuparsene. Questa riceverà in affidamento preadottivo il piccolo Enea e dopo un anno potrà adottarlo a tutti gli effetti. La madre del piccolo ha scritto una lettera che ha lasciato poi accanto al bambino prima di salutarlo per l’ultima volta. Appare come una lettera di presentazione alla nuova famiglia. “Ciao mi chiamo Enea. Aono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”.