Interrogato in carcere Alessandro Impagnatiello, il 30enne che ha ucciso la fidanzata in attesa di 7 mesi del loro primo figlio
L’agghiacciante dichiarazione fatta da Impagnatiello alle forze dell’ordine, in cui ha dichiarato di avere ucciso Giulia Tramontano di 29 anni, e di averlo fatto da solo. L’uomo ha poi confermato tutto anche al suo avvocato aggiungendo che l’unica vera forma di pentimento possibile sarebbe quella di togliersi la vita.
Queste sono le parole che il difensore Sebastiano Sartori, ha riportato nella convalida del fermo subito dopo l’interrogatorio. L’omicida mentre commetteva il crimine non era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Faceva il barman, era conosciuto, aveva anche molto successo con le ragazze e spesso si era trovato a raccontare bugie.
Giulia era incinta e portava in grembo suo figlio, sembrava tutto perfetto, ma le cose sono andate molto diversamente.Alessandro nel corso della testimonianza ha raccontato di averla colpita al collo per non farla soffrire ed ha aggiunto poi i particolari dell’accoltellamento.
Omicidio senza premeditazione
Ma l’omicidio non era premeditato. Dopo la sua morte ha riposto il cadavere nel bagagliaio dell’automobile per alcuni giorni. Il legale ha rilasciato le dichiarazioni ai giornalisti che gli hanno sottoposto svariate domande. Al quesito del possibile trasferimento dell’assassino presso una struttura sanitaria, ha risposto che, per il mometo, resterà in carcere.
Ora il difensore dovrà approfondire vari aspetti e poi valuterà anche se sarà necessario una consulenza psichiatrica. Per ora non ha alcun timore del fatto che il colpevole possa compiere degli atti estremi all’interno della struttura carceraria. Le misure attuate saranno certamente adeguate.
L’interrogatorio è avvenuto nel carcere di San Vittore, serviva a confermare il fermo ed è durato circa una mezz’ora, Il giovane trent’enne ha confermato tutto ciò che aveva confessato qualche notte fa., aggiungendo altri particolari. Il giudice per le indagini preliminari deciderà sul proseguio e sulla convalida.
Le accuse a carico di Impagnatiello sono di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. La tragedia è avvenuta sabato sera, 27 maggio, nell’abitazione di Senago, nel Milanese dove entrambi vivevano. Successivamente l’omicida ha tentato per ben due volte di bruciare il corpo, ma senza riuscirci.
L’uomo da tempo aveva anche un’altra relazione con una giovane collega di lavoro. Anche lei prestava servizio presso l’Armani Bamboo Bar di Milano. Fu interrogata nella sera tra il 29 ed il 30 maggio. Dal suo racconto è emerso che si era insospettita dalle bugie raccontate da Alessandro, dopo aver visto delle foto che lo ritraevano con una ragazza incinta.
Un’altra fidanzata
Per cui aveva deciso di contattare la ragazza, cioè Giulia. Dopo averla incontrata, anche quest’ultima, aveva chiesto al fidanzato, senza successo, di raggiungerle per un confronto chiarificatore a tre. Lui non accettò e se ne andò dal lavoro. Tornò a casa e fu lì che uccise la fidanzata.
La giovane 23enne di origine inglese, di fatto, è stata l’ultima a parlare con Giulia ed ha anche cercato di contattare i parenti successivamente, quando ha capito che qualcosa non andava. La cameriera si era spaventata perché, dopo aver incontrato la vittima, i messaggi con lei erano cambiati.
Era lui infatti a rispondere subito dopo il suo assassinio e sembrava che quello che diceva non avesse senso. Grazie al racconto della cameriera gli investigatori hanno potuto ricostruire i fatti.