In Italia è sotto gli occhi di tutti l’impennata dei prezzi dei generi alimentari. Il Governo ha messo in atto una campagna di vigilanza contro le speculazioni.
Dopo il recente rallentamento dei costi delle materie prime e dell’energia, molti mettono in discussione i prezzi elevati di vari prodotti alimentari.
Di conseguenza, l’esecutivo ha iniziato a esaminare attentamente questi prezzi e monitorare il mercato per eventuali segnali di aumenti di prezzo ingiustificati.
Se necessario, la Guardia di Finanza può effettuare controlli a tappeto per individuare coloro che compiono speculazioni sui prezzi. L’obiettivo finale è prevenire tali pratiche e garantire prezzi equi per i consumatori.
Il punto focale della situazione attuale è l’impennata dei costi della pasta durante questo periodo tumultuoso.
Secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, a marzo c’è stato un aumento dei prezzi del 17,5% rispetto all’anno precedente.
Di conseguenza, Adolfo Urso, capo del dipartimento responsabile per i prodotti italiani e il mondo delle imprese, ha incaricato il Garante per la vigilanza sui prezzi, Benedetto Mineo, di convocare un incontro con la Commissione di allerta rapida.
Impennata dei prezzi, la valutazione di Urso
Secondo la dichiarazione del ministro, lo scopo della riunione del comitato è quello di chiarire le ragioni dietro le fluttuazioni dei prezzi che hanno destato preoccupazione tra i consumatori.
Questo problema è particolarmente urgente perché l’aumento dei prezzi colpisce un alimento di base come la pasta, che è fondamentale per la nostra dieta quotidiana.
L’aumento dei prezzi ha un impatto diretto sulla spesa delle famiglie, in particolare tra la classe operaia, in quanto influisce sulla disponibilità di beni di prima necessità.
Secondo Coldiretti, il costo del grano duro in Italia è attualmente valutato intorno ai 32-36 centesimi al kg.
Tale importo non copre le spese di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto al prezzo del 2022. Intanto il prezzo della pasta ha raddoppiato il tasso di inflazione.
Ciò crea una chiara distorsione, che è evidente nei prezzi medi al consumo in diverse città. L’Osservatorio del ministero del Made in Italy riferisce che il costo medio della pasta è di 2,3 euro al chilo a Milano, 2,2 euro al chilo a Roma, 1,85 euro al chilo a Napoli e 1,49 euro al chilo a Palermo.
I rincari nel nostro Paese
La mappa ufficiale delle città italiane più care per la pasta, stilata dall’associazione dei consumatori Assoutenti, si allinea ai dati.
Ancona occupa il primo posto con un prezzo di 2,44 euro al chilogrammo, mentre Cosenza offre il più conveniente a 1,48 euro al chilogrammo.
Tuttavia, confrontando i prezzi attuali con quelli di marzo 2022, l’aumento di prezzo più significativo si registra in diverse province toscane.
L’incremento maggiore si registra a Siena, dove il prezzo al chilogrammo di pasta è passato da una media di 1,37 euro/kg dello scorso anno ai 2,17 euro di oggi, con un aumento del 58,4%.
Secondo un’analisi Coldiretti basata su dati Istat, il gelato ha registrato un incremento simile a quello della pasta, segnando una crescita del 23% rispetto all’anno precedente.
Ciò non sorprende considerando l’aumento dei costi energetici e degli ingredienti primari utilizzati nelle preparazioni di gelato.
Tra questi ingredienti ci sono le uova, che sono aumentate del 17%, così come il latte, che è aumentato del 21%. L’aumento più significativo si registra nello zucchero, che è aumentato del 54%.