Il nuovo governo ha sempre spinto molto per una modifica del sistema pensionistico. Ecco come stanno evolvendo le cose.
In prima battuta, per quanto riguarda il tema delle pensioni, il nuovo governo pensava a una misura che vedesse il pensionamento a 61 anni di età per chi abbia almeno 35 anni di contributi. Nel corso di soli due mesi le prospettive sono cambiate completamente e le misure che si stanno attuando sono i primi passi verso la riforma totale dei modelli di pensionamento.
Le prime idee del nuovo governo riguardo le pensioni
Sin dalle prime ore dalla formazione del nuovo governo, i primi argomenti caldi hanno riguardato il tema delle pensioni. Quello che più si intendeva scongiurare era un ritorno alla Legge Fornero con la scadenza di Quota 102, pertanto si sono studiate soluzioni per trovare nuove misure.
Inizialmente si pensava di concedere un accesso anticipato alla pensione per tutti i lavoratori tra i 61 e i 66 anni di età che avessero almeno 35 anni di contributi versati. Le prime ipotesi dunque hanno tracciato le basi per quella che ad oggi è la misura effettiva, ovvero Quota 103, che supera e sostituisce l’attuale Quota 102 in scadenza nel 2022.
Quota 103 e le prime modifiche del 2023 al sistema pensionistico italiano
Quota 103 sarà la misura che sostituirà definitivamente Quota 102.
Questa consentirà un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, mentre la pensione di vecchiaia rimane fissata a 67 anni con un minimo di versamenti contributivi pari a 20 anni.
É stata confermata anche l’Ape sociale, l’assegno pensionistico destinato ai disoccupati. Questo è destinato a chi si occupa di parenti con problemi e disabilità, agli invalidi e ai lavoratori che sono stati impiegati in mansioni particolarmente gravose. Nello specifico, per richiedere l’Ape sociale è necessario aver compiuto 63 anni di età e avere 30 anni di contributi nel caso di disoccupati, caregiver o invalidi, mentre sono necessari 36 anni di contributi per le mansioni di lavoro gravose.
Una grande incognita riguarda Opzione donna. Una delle misure più discusse per il pensionamento anticipato delle lavoratrici non è ancora stata definita. La probabilità è quella di una proroga, ma potrebbe essere proposta l’uscita per tutte all’età di 60 anni.
I dettagli delle misure di pensionamento anticipato
Sicuramente il modello pensionistico che interessa ai più, in quanto consentirebbe un’uscita dal mondo del lavoro anticipata a 62 anni. Tutti i nati nel 1961, nel 2023 potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Per chi invece rispetti i requisiti di 64 anni di età e 38 di contributi nell’anno corrente, sarò possibile accedere a Quota 102.
Per quanto riguarda Opzione donna, questa misura consente il ritiro anticipato ad alcune categorie di lavoratrici. Nel 2023 potranno aderire le lavoratrici autonome nate nel 1964 e le lavoratrici dipendenti nate nel 1965. Il requisito contributivo in questo caso è di 35 anni. Un’opzione che si sta facendo sempre più spazio prevede però un’uscita per tutte le categorie all’età di 60 anni, ma non è ancora confermato.
Vediamo ora gli altri tipi di pensionamento. Le pensioni anticipate ordinarie saranno accessibili a chi avrà compito 64 anni di età con 20 anni di contributi a partire dal 1996. Nel 2023 spetterà ai nati nel 1959.
C’è infine l’Isopensione. Un tipo di pensionamento destinato ai dipendenti di grande aziende che compiranno 67 anni entro 7 anni dal 2023. Potranno accedervi tutti coloro nati nel 1963.
Non è però tutto.
Questi infatti sono solo i primi movimenti e le prime misure adottate dal nuovo governo. L’idea per il 2023 è quella di riformare interamente il sistema pensionistico. Stando alle promesse, anche gli assegni per le pensioni minime dovrebbero vedere un considerevole aumento, fino ad arrivare a 1000 Euro mensili.
Le prospettive sono buone, c’è solo da attendere che le misure vengano attuate.