L’INPS gela tanti pensionati con una notizia che certamente non può far piacere a nessuno. A marzo 2023 sono previsti tanti aumenti e rivalutazioni, validi però soltanto per una parte dei pensionati, mentre per la restante parte (ovvero una fascia tanto corposa) ci sarà soltanto una sorta di taglio sugli assegni.
In realtà bisogna essere chiari, gli assegni dei pensionati andranno ad aumentare tutti in linea generale, ma in alcuni casi ci sarà una perdita del potere di acquisto importante, vista l’inflazione del 2022.
Ad adeguarsi all’inflazione in maniera strettamente negativa saranno le pensioni sopra i 2101,52 euro mensili. La rivalutazione, arriverà a partire dal 1 marzo 2023 come è stato confermato con la circolare numero 20 del 2023.
Nelle rivalutazioni del prossimo mese, ci saranno gli arretrati di gennaio e di febbraio, ma succederà qualcosa in particolare che nessuno probabilmente aveva previsto prima d’0ra. Con la finanziaria del 2023, cambierà qualcosa in particolate per quanto riguarda la perequazione degli importi delle pensioni superiori a quattro volte il trattamento minimo.
Il sistema è stato rivisto in queste settimane per modificare alcuni dettagli stabiliti in passato che avrebbero potuto avere delle conseguenze molto importanti. Il governo ha stabilito le modifiche che seguono onde evitare la formazione di debiti legati alle pensioni, in futuro.
Per questo motivo l’INPS ha informato i pensionati che alcuni di loro non saranno coinvolti negli aumenti, ovvero si parla delle pensioni da 2101, 52 euro al mese. Probabilmente per questi il momento dell’aumento arriverà in seguito. Vediamo adesso cosa succederà a tutti i pensionati, fascia per fascia.
I trattamenti pensionistici di importo inferiore oppure uguale a 2.101,52 euro andranno a beneficiare dell’aumento pieno. Quindi riceveranno un aumento del 100 per cento. Per quanto riguarda tutti gli altri, gli aumenti saranno così suddivisi, rispettando 6 nuove fasce di reddito che sono state individuate e stabilite dalla Manovra.
Nella prima fascia ci sono coloro che riceveranno aumenti per l’85 per cento perché ricevono pensioni pari o inferiori a 5 volte il trattamento minimo, quindi coloro che ricevono pensioni che vanno da 2.101,52 a 2.625 euro. Seguono coloro che hanno diritto ad un trattamento equivalente al 53 per cento, con pensioni pari o inferiori a 6 volte il minimo che vanno da 2.626 a 3.152 euro.
Si prosegue con chi ha diritto a ricevere il 47 per cento con pensioni pari o inferiori a 8 volte il minimo. Si va da 3.153 a 4.203 euro. Poi a ricevere il 37 per cento saranno i pensionati che hanno una pensione pari o inferiore a 10 volte il minimo tra 4.204 e 5.253 euro. Per ultimi i pensionati che ricevono il 32 per cento in più con una pensione superiore a 10 volte il minimo quindi che va oltre 5.254 euro.
Adesso, si prova a fare qualche esempio utile a spiegare la situazione del momento, facendo un rapido confronto con il passato. Si considera un aumento del 7,3% per chi ha una pensione da 2.101,53 euro, che corrisponde ad un +153,41 euro di un tempo. Con la rivalutazione del momento che corrisponde all’85%, con il tasso del 6,205%, si ritrova un aumento di 155 euro circa, il taglio è di 25 euro per ogni mese.
Se invece si considera, una pensione di 3.000 euro lordi, in passato probabilmente avrebbe ricevuto un aumento di 208,34 euro, oggi invece salirebbe di 116,07 euro, in questo caso il taglio sarebbe di circa 92 euro ogni mese. Poi si conclude con una pensione di 4.000 euro che in passato sarebbe stata aumentata di circa 263 euro ma che oggi salirà di soli 137 euro. Qui il taglio sarebbe di 126 euro.
Insomma molti pensionati andranno a perdere parecchi soldi. Quelli che in un mese sembrano essere pochissimi, nell’arco di un anno raggiungono un totale non indifferente.