La droga della ‘ndrina: un tesoro da 23 milioni così ripartiti. Si parla di una maxi operazione svolta nel Milanese e a Monza che ha portato all’arresto di una trentina di persone. Ecco cos’è successo nello specifico e cosa ha portato a tale svolta.
Nel capoluogo lombardo si è verificato un grande intervento da parte dei carabinieri, rivolto verso delle azioni illegali riguardanti la droga della ‘ndrina. Si parla di un vero e proprio tesoro quello basato su 23 milioni fra la gioielleria posizionata in centro e un rivenditore di auto.
La droga della ‘ndrina: armi nel capoluogo lombardo
Nella mattinata di martedì i carabinieri di Milano e Monza hanno provveduto ad arrestare un quantitativo di 30 persone, accusate con vari titoli di associazioni a delinquere, con lo scopo preciso di mettere in pratica un traffico a livello nazionale e internazionale di sostanze stupefacenti. In più, il traffico era pure correlato alle armi, alle operazioni di riciclaggio e a quelle di autoriciclaggio.
I trenta individui fermati sono finiti in mezzo alle indagini Crypto eseguite dalla Dda della città di Milano.
Quest’ultima, infatti, è riuscita a riportare alla luce un importante giro di droga e di armi sia comuni che di quelle utilizzate per i conflitti.
La droga della ‘ndrina: la ricostruzione di quanto accaduto
In base alle indagini eseguite egregiamente dalle Forze dell’Ordine locali, la droga utilizzata per questi traffici giungeva dal Sud America e precisamente dalle zone dell’Ecuador. In più arrivava pure dal territorio spagnolo. Una volta arrivata in Italia, approdava ben nascosta all’interno dei conteiner nel porto calabrese presente a Gioia Tauro.
Quest’ultimo, tra l’altro, si reputa come uno snodo indispensabile a livello europeo, per quanto concerne la rotta della cocaina.
Da lì proseguiva il viaggio della droga che arrivava in gran parte nella zona del Milanese.
Una nota dell’Arma sottolinea il fatto che in quel contesto un broker si dedicava al mantenimento delle relazioni utili per arrivare poi alla conclusione di questi affari di droga.
In ogni caso si teneva comunque in contatto coi suoi complici presenti in Calabria, necessari per estrarre in maniera sicura la merce dal porto.
Le indagini sul caso: cosa ci dicono
Le indagini correlate a queste azioni del tutto illegali sono iniziate nel 2020 e hanno dato la possibilità di poter incastrare un commerciante del settore delle auto usate, presente a Cusano Milanino.
Infatti si tratta proprio del broker descritto in precedenza e che gestiva sia l’ingresso che la commercializzazione di considerevoli quantità di droga. Tutto mediante la complicità e l’aiuto da parte di componenti appartenenti alle famiglie della ‘ndrangheta dei Bellocco di Rosarno.
Successivamente si provvedeva a vendere la cocaina all’ingrosso, prima di andare a smerciarla nelle piazze di Cinisello, Monza e Quarto Oggiaro. Nel corso dell’inchiesta si è potuto così ricostruire il procedimento dei movimenti di hashish basato su 12 milioni di euro.
Con l’aggiunta di 3mila chili e di cocaina per 11 milioni.
Tutto si è concluso nel momento in cui gli inquirenti sono riusciti a leggere le chat degli arrestati, attraverso l’intercettazione sui telefonini criptati appartenenti alle bande.
All’interno di queste chat si condividevano foto dei pacchi di droga e di tutte le armi trafficate. Oltre ai particolari inerenti l‘occultamento dentro ai container.
Alcuni appartenenti alle bande si occupavano anche del traffico di armi di vario genere, incluse quelle da fuoco usate per la guerra.
Tra questi modelli si sono individuati anche quelli ad esempio di pistole Beretta e Glock. Poi fucili d’assalto Ak47, Colt M16, mitragliette Uzi, bombe a mano definite come Mk2 ananas e bazooka.
Il fornitore di Monza: cos’è stato portato a galla attraverso le indagini
Un aspetto scoperto proprio grazie a queste indagini, è quello concernente un fornitore monzese, il quale risultava essere condannato a un ergastolo per omicidio di tipo aggravato e per associazione di genere mafiosa.
Ma quindi come faceva questo soggetto a portare avanti così tranquillamente queste azioni illecite? Egli approfittava praticamente dei permessi premio che riceveva, così da poter svolgere tali attività criminali al d fuori del carcere dove soggiornava.
Quindi era proprio nel corso di questi permessi speciali che intraprendeva le operazioni basate sulle sue intermediazioni per quanto riguardava le armi.
Infine i guadagni di questo traffico di droga venivano parzialmente reinvestiti prima di tutto in orologi lussuosi, attraverso l’uso di una gioielleria molto nota e posizionata nel centro cittadino del capoluogo lombardo.
Ma questa forma di reinvestimento non si fermava unicamente a questo genere di accessori preziosi, bensì riguardava pure il reinvestimento in beni immobiliari di tipo residenziale e di esercizi commerciali.
Operazioni illecite: il prezioso aiuto delle indagini
Quindi si è trattato di indagini effettuate in maniera minuziosa e con pazienza, così da poter raccogliere più elementi possibili, in modo tale da riuscire a bloccare queste operazioni illecite. Provvedendo così ad arrestare tutte le componenti delle bande che si dedicavano attivamente a questi atti illegali basati fondamentalmente sulla droga, sul traffico di armi, sulla violenza attuata su componenti appartenenti alle loro stesse bande e su un quantitativo esorbitante di soldi.
Tutto ciò è stato bloccato, grazie all’intervento dei carabinieri che si sono attivati proprio con questa maxi operazione.
Una maxi operazione di cui si parla e anche in modo sovente proprio per gli obiettivi che è riuscita a portare a termine, nonostante tutto.
Ricordiamo che proprio grazie alle indagini effettuate si è riusciti a ricostruire vari casi di compravendita di sostanze stupefacenti: nello specifico si tratta di 3.051 kg di hashish, con un valore di 12 milioni di euro, e 374 kg di cocaina, con il valore di 11 milioni di euro.
Questo fa capire ancora meglio la portata di tale maxi operazione che si è conclusa nel miglior dei modi.