Secondo il professore Fabio Angeli la guerra con il Covid non può dirsi definitivamente conclusa e raccomanda attenzione nei prossimi mesi.
Fabio Angeli, specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare e direttore di Cardiologia all’ICS Maugeri di Tradate, ha lavorato in prima linea contro la pandemia nel dicembre 2019.
Nonostante la speranza iniziale di aver sbagliato, ora spera di avere ragione. Da quasi un anno, lui e il suo team si stanno concentrando sullo studio delle varianti di Sars-CoV-2 generate da mutazioni casuali risultanti da errori nella replicazione cellulare.
La loro ricerca si concentra sull’intelligenza, con alcune mutazioni che portano all’estinzione del virus mentre altre potrebbero renderlo più aggressivo. “Questa guerra è continuata e si è evoluta nel tempo”, ha affermato.
Nell’arco di tre anni, la battaglia contro vari ceppi di coronavirus ha raggiunto un momento cruciale. Il virus è emerso per la prima volta nel 2020 e presto è diventato chiaro che ha inflitto danni immensi al sistema cardiopolmonare.
Nei mesi successivi, si è assistito a un’impennata di varietà particolarmente aggressive che hanno stabilito il predominio su altre varianti in poche settimane.
Questo era un fenomeno che il medico, nonostante più di due decenni di esperienza, non avevo mai incontrato prima.
Secondo il ricercatore, un momento critico si è verificato nella primavera del 2022. Nuovi ceppi di virus sono emersi con un’adesione cellulare significativamente più forte rispetto ai loro predecessori, ma non sono riusciti a stabilire il dominio o hanno richiesto periodi prolungati per farlo.
Sebbene gli sforzi di tracciamento siano stati meno solidi rispetto alle fasi precedenti della pandemia, gli alti tassi di positività sono persistiti per diversi mesi, con il bilancio delle vittime che fungeva da cupo indicatore.
“Oggi convivono con noi una moltitudine di varianti di Sars-CoV-2 e, mentre la loro virulenza varia, l’aggressività complessiva sembra essere diminuita”, ha dichiarato il medico.
I dati possono essere distorti dalle vaccinazioni, ma non necessariamente in modo negativo. Infatti, dati recenti suggeriscono che un regime a tre dosi potrebbe fornire una significativa copertura immunitaria contro il virus.
Tuttavia, questo non è il caso delle regioni del mondo meno vaccinate. È difficile determinare se le varianti della famiglia Omicron siano meno gravi perché tendono a rimanere nel tratto respiratorio superiore e non raggiungere i polmoni.
Tuttavia, è possibile che la risposta immunitaria innescata dalla vaccinazione, che è stata somministrata all’80% della popolazione con almeno due o tre dosi, sia ciò che impedisce la progressione del virus.
Il professor Angeli evidenzia un altro aspetto “confondente” da considerare. L’impatto delle misure di contenimento è stato significativo nell’isolare le persone che contraggono il Covid in forma grave, così come quelle che risultano positive.
È possibile che l’intervento umano abbia portato alla selezione di varianti meno aggressive.
“Il virus è intelligente e cerca di replicarsi, e potrebbe aver preso la strada per diventare endemico. È plausibile che possa estinguersi, come visto con il primo virus SARS, o evolversi in qualcosa di simile ai coronavirus che attualmente vediamo governare i nostri asili”.
La lotta al Covid-19 persiste nei laboratori di tutto il mondo. La vigilanza è fondamentale nel monitoraggio di nuove varianti virali e ricoveri, rilevando mutazioni che possono esacerbare i sintomi.
Secondo la spiegazione di Angeli, non si può presumere che il Covid-19 sia stato sconfitto, né si può considerarlo endemico in questo momento. La situazione potrebbe migliorare, ma bisogna rimanere vigili nei prossimi mesi.