C’è a Milano ancora una storica casa “da nobile” e sorge nella via che, nell’Ottocento, era la meta preferita degli Scapigliati.
Oggi via Vivaio è conosciuta per la presenza dell’Istituto dei Ciechi, ma nella seconda metà dell’Ottocento era il ritrovo preferito degli Scapigliati milanesi. L’edificio che si trova su quell’area è l’unico esempio rimasto a Milano di grande villa nobiliare.
Al suo interno infatti vi sono i soffitti fatti a cassettoni in oro zecchino ed affreschi risalenti al 1600. Inoltre, non mancano le statue di marmo e le maioliche dipinte. I giardini hanno ancora la stessa varietà floreale usata nel 1700, con le tipiche siepi ben tagliate ed ordinate.
Via Vivaio nell’800 era una zona campestre, con case rurali ed alcune più moderne. L’edificio più importante era Palazzo Cicogna. Questo è ora visitabile in alcuni periodi dell’anno. L’ingresso è da corso Monforte e via San Damiano.
Si tratta di un edificio che ancora preserva perfettamente l’aspetto nobiliare. Fu costruito nel 1500 in stile rinascimentale su ordinazione della famiglia Arrigoni. Nell’Ottocento diventò proprietà del conte Cicogna Mozzoni, il quale fece costruire una decorazione in stile neogotico dall’architetto Sanquirico.
Scapigliatura milanese
Fu posta a chiusura del cortile verso corso Monforte. Tale costruzione fu molto criticata dai personaggi del tempo perché in contrasto con l’aspetto sobrio del cortile. Solo nel 1973, dopo ben 150 anni, la facciata tornò tinta unita.
Il cortile, invece, ha ottenuto una quarta facciata nello stesso stile rinascimentale, identico a quello originale. Nel 1906 l’architetto Alemagna ristrutturò la facciata verso il giardino, nell’originale stile barocco.
L’avvocato Campagnolo ha spiegato che lo studio interno in cui lavora contiene affreschi originali seiecenteschi, statue in marmo, specchiere del ‘700 e camini decorati con stemmi in ferro battuto.
In passato il complesso occupava tutto il borgo Monforte. Nel 1929 – 1930 il comune creò via Mozart che tagliò il parco. Dal lato che dava su via Vivaio l’area era coltivata e qui ebbe origine la Scapigliatura milanese, grazie all’intraprendenza di una famiglia di portinai.
Il mezzo di collegamento con questa zona rurale era un omnibus color verde pisello. Nella seconda metà dell’Ottocento era quindi il ritrovo degli Scapigliati a Milano. In particolare, due erano i luoghi in cui si davano appuntamento: l’osteria del Polpetta e il giardino dei Cicogna.
Artisti inquieti ed eccentrici
Si trattava di un gruppo di artisti e letterati, che presero il nome da un’opera di Carlo Righetti, intitolata “La Scapigliatura” pubblicata nel 1862. Il termine era la libera traduzione della parola francese bohème, che significa vita da zingari.
Un modo di indicare la vita disordinata ed anticonformista di questi intellettuali italiani che corrispondevano agli artisti bohémien francesi. Poeti, scrittori, pittori e scultori animati da un forte spirito di contestazione, inquieti, travagliati, turbolenti ed eccentrici.