Per Cospito la corte d’appello ha deciso per una condanna un poco più lieve, non sarà più ergastolo, ma 23 anni di carcere.
La richiesta avanzata dalla procura generale era il carcere a vita, ma la corte d’assise di appello di Torino ha rimodulato la condanna. Cospito, in questo caso specifico doveva rispondere di un solo attentato, quello alla caserma dei carabinieri. Lui, insieme alla sua compagna Anna, avevano nascosto una bomba fuori dalla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, il 2 giugno 2006.
La Cassazione lo aveva classificato come un reato di strage politica. Flavio Rossi Albertini e Gianluca Vitale, gli avvocati di Cospito, avevano ribadito che, non essendoci stati nè morti, nè feriti, e con danni minimi, c’era l’attenuante di “fatto lieve”. Al termine del processo si sono detti soddisfatti perchè i giudici avevano ristabilito “equilibrio e ragionevolezza”.
L’anarchico Cospito, per la prima volta dall’inizio del procedimento, ha deciso di prendere le distanze da alcune accuse che gli sono state mosse parlando di “accanimento”, “stranezze” e “forzature”. Ha anche aggiunto che gli inquirenti non hanno mai avuto le prove che a mettere la bomba fosse stato lui e il suo gruppo.
La stessa perizia del documento ritrovato e che rivendicava l’azione è inattendibile, in quanto è assurdo pensare che abbiano ricalcato la propria grafia per scriverlo. Si tratta, secondo Cospito, di un processo alle idee. Tutti i loro attentati avevano solo uno scopo dimostrativo. Non ci sono mai stati morti e feriti.
Si è trattato solo un modo per attirare l’attenzione su alcune strutture liberticide come, per esempio, il Cie. Il fatto di Fossano, inizialmente, interessava poco, forse perchè un episodio molto confuso, ma proprio per questo, sempre secondo Cospito, permetteva all’accusa di avere un ampio margine di manovra.
Dall’accusa era stato definito strage.
“Ma gli anarchici non fanno stragi indiscriminate: gli anarchici non sono lo Stato“.
Questa la conclusione del 57enne detenuto nel carcere di Sassari, da dove ha seguito il processo via web. Per lui, per liberarlo dal 41-bis, misura ancora in vigore, si sono mossi in molti. In questi mesi sono stati tanti i cortei durante i quali i manifestanti hanno chiesto la sua libertà.
I loro modi, però, non sono mai stati pacifici, anzi, esattamente il contrario. Per la manifestazione non autorizzata dell’11 febbraio, lungo le strade di Milano, la procura ha fermato 7 persone, tra le quali anche un cittadino svizzero. Per il gip Guido Salvini i manifestanti avevano impiegato “vere e proprie tecniche di guerriglia urbana“.
Sempre a Torino, ma in un’altra aula, un altro anarchico ha avuto la sua condanna. Si tratta di un catanese di 35 anni che, per Cospito e il gruppo anarchico, secondo gli inquirenti, faceva lo scrivano. Ideava e scriveva i post sui social che poi diffondeva. Per lui è caduta l’accusa di reato associativo ed è rimasta solo l’istigazione a delinquere.
Per questo reato la sua condanna è stata di 1 anno di carcere. E anche per la compagna Anna è stata riformulata la condanna che è scesa a 17 anni e 9 mesi, rispetto ai 20 decisi in precedenza.