Secondo Laura Castelletti, sindaco di Brescia, servono dei posti ad hoc fuori dalla città dove poter ospitare gli stranieri.
Il Prefetto Maria Rosaria Laganà ha intenzione di chiudere la questione amministrativa in pochi giorni. La parte organizzativa passerebbe quindi al Ministro degli Interni Matteo Piantedossi. Questo significa che da ieri mattina, sono iniziate a decorrere le 72 ore.
Entro questo lasso di tempo, infatti, le autorità competenti dovranno trovare una soluzione alternativa valida a quella respinta, che sia anche sostenuta dal governo. Il Comune di Brescia non vuole il centro di prima accoglienza per i profughi presso l’ex caserma Maggiore Giovanni Randaccio sita in via Lupi di Toscana 4.
Qui dovevano esserci 20 posti gestiti dalla Croce rossa italiana, ed i primi arrivi erano previsti molto presto. Il nuovo centro profughi allestito in fretta per l’urgenza della situazione immigrazione, nella ex caserma doveva servire, infatti, per gli stranieri migranti, cha stanno arrivando senza sosta sulle coste del nostro Paese.
Nella struttura i posti sarebbero stati da loro occupati solo in attesa di altra destinazione ed i volontari avrebbero dato loro assistenza, anche sanitaria. Una o due notti al massimo, ha dichiarato Carolina David, presidente della Croce rossa di Brescia.
L’obiettivo dell’operazione di accoglienza è quello di dare un posto a quelle persone che poi vengono trasferite nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria, entro le 48 ore successive.
La Prefettura aveva segnalato, nelle scorse settimane, ai Comuni della provincia bresciana ed al comitato della croce rossa, l’allerta per la situazione, richiedendo sforzi in vista di probabili nuovi arrivi.
Avrebbero dovuto individuare nuove strutture idonee all’ospitalità. Le risposte ottenute dal prefetto sono state tutte negative, compresa quella della città stessa. La prima cittadina ha dichiarato di essere fortemente contraria ed ha aggiunto che non vi è la disponibilità per ulteriori posti nell’ambito della micro accoglienza.
Questo non per mancanza di volontà, ma per l’impossibilità delle associazioni locali di fare ulteriori sforzi. La città ha già sulle proprie spalle un forte carico. Le persone senza fissa dimora sono quasi 500. Il fenomeno della marginalità sociale richiede molto impegno e fatica, anche solo per comprenderlo.
Nel territorio urbano vi è una grande varietà di situazioni da affrontare, ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli. Chi agisce in questo campo sa bene che più azioni mette in atto, più persone richiama per cui diviene come un catalizzatore.
Ecco che le organizzazioni ed i volontari dispiegano già molte delle loro forze ed il loro impegno per situazioni evidenti, variegate ed anche in crescita. Il Governo Meloni si trova in una condizione di grande difficoltà sulla questione dei migranti.
Già dall’inizio di quest’anno c’è stato un aumento degli sbarchi rispetto agli anni passati. Per fare delle ipotesi bisogna però, non solo osservare gli andamenti dei flussi migratori, ma anche analizzare le crisi politiche ed economiche.
Ad aprile l’istituto per gli studi di politica internazionale, ISPI, stimava possibili dai 120.000 ai 140.000 arrivi in Italia. Si tornerebbe quindi ai livelli critici e di difficile gestione degli anni 2014 e 2016.