L’eredità Agnelli e i quadri spariti, il gip: «Ascoltate le governanti della moglie dell’Avvocato»
Finora sono stati perquisiti, senza alcun risultato, alcuni caveau. In totale sarebbero 13 le opere d’arte dell’avvocato Agnelli di cui non si ha più traccia.
Il giudice per le indagini preliminari di Milano ha disposto che vengano ascoltate le governanti di Marella Caracciolo, per chiarire se siano a conoscenza di eventuali spostamenti delle opere d’arte che mancano all’appello. Il gip ha inoltre chiesto che venga archiviata la posizione del gallerista Martino e di un suo collaboratore, a carico dei quali non sono emersi indizi di colpevolezza.
L’eredità Agnelli e il giallo dei quadri spariti
Il gip Lidia Castellucci ha disposto che vengano ascoltate le due governanti di Marella Caracciolo, moglie dell’avvocato Agnelli, per capire se ricordino qualcosa degli spostamenti delle opere d’arte – 13 per l’esattezza – di cui Margherita Agnelli, figlia dell’avvocato, ha denunciato la scomparsa. Stando a quanto riferisce Il Corriere della Sera, il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto l’archiviazione della posizione di due indagati: il gallerista Martino e un suo collaboratore. I due erano stati accusati dall’investigatore privato di Margherita Agnelli di aver sottratto 13 opere d’arte dell’avvocato Agnelli e di averle occultate in un caveau. Accusa che, però, non ha mai trovato riscontro.
Diversi sono stati i caveau perquisiti dalle forze dell’ordine, ma per il momento mai nulla è emerso a carico dei due indagati, per i quali è stata quindi chiesta l’archiviazione. “Il detective si trincera dietro il segreto professionale sulle fonti, il che non consente di svolgere alcuna seria valutazione sulla loro attendibilità ed esistenza” ha spiegato il giudice per le indagini preliminari.
Secondo la giudice, l’udienza delle due governanti potrebbe essere l’ultimo passo per individuare colore che si sono appropriate delle opere d’arte, di cui non si hanno più notizie da ormai 4 anni. Le opere erano affisse a Villa Frescot e Villa Perosa a Torino e in una residenza dell’avvocato a Roma.
Il secondo e ultimo tentativo che i pm capitolini potrebbero fare, per tentare di riportare a casa i preziosi quadri, è – secondo il gip – quello di «consultare tutte le banche dati degli uffici competenti, compresi la piattaforma Sistemi Uffici Esportazione e quella del Ministero della Cultura».
A questo punto la figlia dell’avvocato Agnelli potrebbe ritenersi parzialmente soddisfatta dalle nuovi disposizioni del gip, visto che appena una settimana fa il Tribunale amministrativo regionale del Lazio aveva negato alla Rai l’accesso alle opere appartenute al padre perché – stando alla sentenza del Tar – la richiesta avrebbe legittimato un interesse del pubblico, non un interesse pubblico, mentre dovrebbero prevalere “le ragioni di riservatezza e sicurezza” della famiglia Elkann.