Lo spumante che riposa a 40 metri di profondità nelle acque del lago di Iseo

Il 10 giugno sono state recuperate le bottiglie del Nautilus CruSorico, una leggenda nata del 2010 e che continua ancora oggi

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Bollicine-Imilanesi.it

Si tratta del Nautilus CruSorico, uno spumante lacustre. Dopo 48 mesi in cui le bottiglie sono rimaste sul fondo del lago si è provveduto a recuperarle. Un evento a cui hanno partecipato curiosi e appassionati di vino. Si sono dati appuntamento al ristorante La Foresta a Montisola, nella bellissima frazione di Peschiera Maraglio.

In occasione del ripescaggio è stato anche possibile assaggiare la vendemmia 2016 accompagnato da un pacchero con sardina di Montisola con crema di pomodori e pinoli. Dopo aver ripescato le bottiglie, i sub hanno provveduto a posizionare le altre bottiglie pronte per l’affinamento.

Alex Belingheri, titolare dell’azienda agricola Vallecamonica

Lo spumante lacustre nasce dall’idea di Alex Belingheri, titolare dell’azienda agricola Vallecamonica. Dopo l’esperienza come pilota di Formula 3 e la gestione del ristorante di famiglia, è passato alla produzione di vini. Le vigne autoctone che coltiva si trovano ad un’altitudine che varia tra i 300 e i 450 metri.

Sono uve a bacca nera e ogni bottiglia contiene una sola annata. L’affinamento avviene non in una classica cantina, ma in fondo al lago. E’ nato come un esperimento, ma è, in seguito, diventato una regola. Le bottiglie, una volta inabissate alla profondità di 40 metri dell acque del lago di Iseo al largo di Montisola, lì rimangono a riposare per 4 anni.

Lago di Iseo
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Il nome Nautilus si ispira a quello del sottomarino di Capitano Nemo. Si, perché l’idea di inabissare i suoi vini gli è venuta leggendo, molti anni fa, una notizia su un giornale. Era stato ripescato un relitto dalle profondità del Mar Baltico e nella sua stiva c’erano delle bottiglie di champagne ancora buone.

La fantasia del viticoltore ha iniziato a galoppare. Dalle sue ricerche era emerso che un altro produttore di vini aveva provato l’affinamento in fondo alle acque del mare, al largo della Liguria ed aveva ottenuto ottimi risultati. Da qui è iniziata la sua  avventura, questa volta, nelle acque di due laghi.

Temperatura e pressione perfettamente bilanciate

Le uve utilizzate per la produzione del bollicine sfruttano l’ecosistema naturale del lago e della sua temperatura costante insieme alla pressione che regala un ambiente marino. Temperatura e pressione sono bilanciate nel modo giusto in modo del tutto naturale e il vino acquisisce una sua particolare complessità mantenendo, allo stesso tempo, la sua freschezza.

La scelta delle acque del lago è arrivata anche per il fatto che nessuna cantina presentava le caratteristiche giuste per ospitare l’affinamento del vino. In seguito a questa esperienza Alex Belingheri ha dato vita ad un altro esperimento. Il 24 giugno recupererà le bottiglie dello spumante Adamadus. Affinato sempre nelle acque di un lago, ma questa volta alpino. Si tratta del Lago d’Aviolo, a quota 1.930 metri.

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