Scoperti diversi lavoratori in nero nel lodigiano, grazie a un blitz effettuato dalla Guardia di Finanza nelle ultime ore: tre attività commerciali nel mirino, dure sanzioni per chi ha violato la legge.
Il fenomeno del lavoro in nero è all’ordine del giorno in Italia: sono tantissime le situazioni che si potrebbero accertare in tutto il Paese, punibili con sanzioni molto pesanti.
In queste ore, a Lodi la Guardia di Finanza ha scovato proprio delle situazioni del genere, in tre attività commerciali della zona, precisamente in due cantieri e in un salone di parrucchiere. Ecco cosa è successo.
La Guardia di Finanza di Casalpusterlengo ha attivato una massiccia azione verso il lavoro in nero, con controlli mirati a tre attività commerciali nel lodigiano.
Infatti, il blitz effettuato dai finanzieri, ha scovato alcune situazioni di lavoro in nero: le prime presso due cantieri edili, che stanno lavorando a opere di riqualificazione energetica di case private, la seconda in un salone di parrucchiere.
I finanzieri coinvolti nell’operazione hanno controllato tutti i permessi, le autorizzazioni e le situazioni di regolarità delle suddette imprese, individuando in totale quattro lavoratori in nero, che stavano svolgendo il proprio lavoro nei cantieri come manovalanza, e poi tre lavoratori, assunti secondo le formalità previste, ma pagati illegalmente con strumenti non tracciabili.
Per quanto riguarda il salone di parrucchiere, invece, lì la Guardia di Finanza ha scoperto un dipendente in nero che si occupava di estetica della persona, inoltre anche altre due persone che lavoravano oltre l’orario ordinario, uno “straordinario” pagato con denaro contante.
La Finanza si è subito mossa per attivare le relative sanzioni per le aziende incriminate, in primis recuperano i contributi previdenziali evasi, regolarizzando i rapporti di lavoro a favore dei dipendenti.
Inoltre, le imprese hanno avuto delle sanzioni amministrative molto salate, che andranno da un minimo di 1800 euro a un massimo di 3.600 euro per i lavoratori in nero, mentre un massimo di 2.500 euro per i dipendenti irregolari.
Infine, uno degli impiegati in nero non aveva il permesso di soggiorno obbligatorio, essendo di nazionalità straniera. Per cui, sia lui che il datore di lavoro sono stati accusati di fattispecie di reato, in base alla normativa sull’immigrazione.
Il lavoro in nero, purtroppo, è una dinamica che in Italia si ritrova in tantissime imprese, secondo le indagini statistiche che vengono condotte ogni anno.
Infatti, secondo l’indagine condotta nel 2021, il lavoro in nero vale almeno 76 miliardi di euro, ovvero al 4,3% del PIL nazionale.
Una piaga sociale che, purtroppo, è molto diffusa e rende praticamente zero la tutela nei confronti del lavoratori, che pur di guadagnare accettano qualsiasi condizione del datore di lavoro.
In Italia, le regioni più interessate da questo terribile fenomeno sono la Calabria, che si registra come la regione più critica con il 22% di tasso di irregolarità.
Secondo lo studio della CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato), il Sud preoccupa di più, con la Puglia, la Sicilia e la Campania subito dopo la Calabria.
Al Nord anche si riscontrano numerose situazioni di lavoro a nero, soprattutto in Lombardia, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Piemonte e in Emilia Romagna.