In Lombardia ci sono sempre più anziani e sempre meno giovani lavoratori e studenti, per questo la situazione appare agli occhi di tutti parecchio problematica e critica.
Brescia sembra essere la provincia più attiva tra tutte, infatti segna 135 lavoratori ogni 100 pensionati. Segue poi Lodi con 134, Milano con 135, Como e Bergamo con 122.
Ultime Cremona con 109 e Sondrio con 110, vicine alla soglia critica. Il sorpasso tanto atteso della popolazione inattiva per adesso in Lombardia non si è verificato, ma in molte città i numeri sono assolutamente sconfortanti e negativi.
Nel 2022 il rapporto tra cittadini attivi e pensionati è negativo
La Lombardia a quanto pare è una tra le regioni che continua ad invecchiare e che non ha grande prospettiva di cambiamento nei prossimi anni. Nel 2014 Bergamo aveva 450.000 lavoratori attivi e 318.000. Nel 2002 il rapporto tra cittadini “attivi“ quindi appartenenti alla fascia da 14 a 64 anni e over 65 era di 435 su 100. Invece nel 2023 i numeri sono calati a 291 ogni 100. Senza inversione di tendenza, nei prossimi dieci anni si potrebbe raggiungere il sorpasso.
Lavorare fino a tarda età non fa bene né alla salute né al settore lavorativo in sé che porta numeri negativi
Insistere per mantenere in attività le persone sui 65 anni certamente non fa bene al settore lavorativo così come nemmeno alla salute degli individui. Gli anziani hanno bisogno di riposo e non di lavorare fino a tarda età. Fin quando il Governo non accetta questa realtà, purtroppo i dati non potranno fare altro che peggiorare e segnalare una situazione negativa.
Senza investimenti sui giovani e sulle famiglie nessuno sarà in grado di reggere adeguatamente questa sfida. Questo è quanto è stato affermato dal segretario generale della fnp Cisl di Bergamo Giacomo Meloni. Il segretario parla in particolare di un rapporto specifico da mantenere per stare sul crinale della sostenibilità. Si tratta di un rapporto di 1,5 da cui per adesso siamo molto lontani.
La parità tra pensionati e lavoratori attivi potrà essere raggiunta soltanto tra il 2040 e il 2050
Soltanto tra il 2040 e il 2050 l’Italia riuscirà a raggiungere la parità. Bisogna cercare di ridurre i tempi, perché le pensioni oggi superano gli incassi dei contributi pagati da chi lavora tutto l’anno e così non si può assolutamente andare avanti. Dati alla mano, nel 2022 le cassehanno segnalato un importante calo delle nascite. Stessa cosa per quanto riguarda il numero dei lavoratori inferiore rispetto al numero dei pensionati.
La politica continua a puntare su qualcosa di sbagliato. Quel che ci si augura è che la trattativa con il governo possa invertire il trend in fretta puntando esclusivamente sulle famiglie e sui figli, che sono gli unici punti di forza della società. Famiglie e giovani sono infatti da vedere come delle vere e proprie opportunità, forse anche le uniche.