Luci spente a causa di un ritardo del pagamento sulla tomba di una figlia disabile deceduta. La storia struggente di Giacoma Primo e la sua lotta contro l’insensibilità burocratica per mantenere viva la memoria della figlia Manuela
Nella tranquilla località di Sordio, in provincia di Lodi, un gesto di devozione materna e un’azione burocratica si sono intrecciati in una vicenda che ha suscitato indignazione e ammirazione. La storia di Giacoma Primo e della sua figlia Manuela, scomparsa all’età di 31 anni dopo una vita vissuta con una disabilità sin dalla nascita, ha portato alla luce l’importanza della luce stessa, sia come simbolo che come necessità tangibile.
Mentre il mondo intorno a loro sembrava procedere incessantemente, la vita di Manuela ha rappresentato una costante sfida. La sua disabilità, affrontata con amore e dedizione dalla madre Giacoma, non ha mai impedito a entrambe di trovare conforto e serenità nella loro quotidianità. Purtroppo, Manuela è deceduta lo scorso 18 marzo ma il legame madre-figlia è rimasto comunque saldo.
Quando Giacoma si è recata al cimitero per onorare la memoria di Manuela, non avrebbe mai immaginato che un gesto affettuoso da parte di una persona inaspettata avrebbe scatenato una serie di eventi che metterebbero in discussione la semplice pietas umana. Sulla tomba della giovane, infatti, non era previsto un lumino. É stato il muratore che l’ha edificata a volerlo donare a sue spese come segno postumo alla ragazza e alla madre. Tuttavia, il gesto, sebbene intriso di buone intenzioni, ha aperto la strada a una serie di problemi.
La lapide di Manuela è stata completata nel mese di luglio. Le procedure burocratiche che regolavano la gestione delle luci nei cimiteri non avevano tenuto conto del dono inaspettato del muratore. Così, quando agosto è arrivato, con esso è giunta anche l’oscurità che ha avvolto la tomba di Manuela.
Le autorità cimiteriali hanno deciso di staccare i fili del lumino. Il fatto ha colpito Giacoma profondamente, spingendola a chiedersi perché una questione così delicata non potesse essere affrontata con maggiore sensibilità. L’atto di strappare i fili è apparso crudele e distante dalla compassione che una madre in lutto avrebbe dovuto ricevere. Giacoma si è sentita abbandonata, con il cuore spezzato per l’azione che ha minacciato di oscurare il ricordo di sua figlia.
Rispondendo alla sfida con la stessa determinazione che l’aveva guidata nella cura di Manuela, Giacoma ha scelto di non rimanere inerte. Ha affrontato l’ostacolo tecnico con coraggio, dimostrando una resilienza che solo un cuore materno può coltivare. Smontando il meccanismo, ha riattaccato i fili blu e rossi con le sue mani tremanti, restituendo la luce alla tomba di Manuela. Una luce che simboleggia il ricordo, l’amore e la battaglia di una madre che non si arrende di fronte alle difficoltà.
“Sono sempre stata una persona che sa arrangiarsi”, ha affermato Giacoma, smontando il meccanismo danneggiato e ricollegando personalmente i fili. La lampadina ha riacceso una testimonianza dell’amore indomito di una madre per sua figlia.
L’azienda che si occupa dei lumini nel cimitero sarà in ferie fino al 23 agosto. Nessuno l’ha contattata per comunicarle cosa sarebbe accaduto. “Pagherò tutto, anche gli arretrati”, ha dichiarato con determinazione Giacoma Primo. Per lei, l’importante era garantire che la tomba di Manuela non fosse oscurata da un’insensibile mancanza di empatia. Questo non era solo un gesto simbolico, ma un tributo tangibile all’amore eterno di una madre e alla memoria di sua figlia. “Manuela non poteva restare senza luce il 15 agosto. È un simbolo, ma è importante”.